Prima di Augias nel mio libro Scontro tra culture e
metacultura scientifica (pp.26-27) avevo fatto io
nel 2006 riferimento alla figura di Giuda dato il recente
ritrovamento del vangelo di Giuda. Riporto le frasi del mio libro.
La scritta sulla croce I.N.R.I. (Iesus Nazarenus Rex Iudeorum)
non lascia dubbi. La crocifissione era una crudele condanna a morte
prevista dai Romani per i sobillatori. Gesù probabilmente
appartenente alla setta degli zeloti, cioè all'ala moderata degli
oppositori all'occupazione romana, oppure coinvolto in questa
setta, fu accusato da Pilato di essersi dichiarato re dei Giudei.
Da notare, all'opposto, come il recente ritrovamento di una parte
del vangelo di Giuda dia una diversa immagine della figura
di Giuda, che sarebbe stato il discepolo prediletto, a cui lo
stesso Gesù si sarebbe rivolto in segreto perché lo tradisse e potesse così
adempiersi la profezia vetero testamentaria della sua missione.
Roba da antichi ebrei. A questo punto bisognerebbe che la Chiesa
dichiarasse santo anche Giuda, sacrificatosi nella sua veste di
falso traditore perché si compisse la missione salvifica.
La falsificazione evangelica si scopre laddove (Matteo, 23,35)
per odio contro gli ebrei, si mette in bocca a Gesù una frase di
condanna degli ebrei per avere ucciso i loro profeti, tra cui
Zaccaria figlio di Barachia. Orbene, l'evangelista ha volutamente
confuso lo Zaccaria "profeta" con un altro Zaccaria, figlio di
Jojada, un sacerdote ucciso dal re Joas (2 Cronache, 24,20-21). In
Matteo (27,9) viene attribuito a Geremia un passo che, invece, è
di Zaccaria (11,12-13). Un evangelista che commette persino questi
errori. Ma non si tratta di errori, bensì di falsificazioni
secolari contenute nell'Antico Testamento, che stiamo
per documentare.
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Riccardo Calimani (Gesù ebreo, ed. Rusconi 1990) ha ampiamente documentato che non furono gli ebrei a volere la morte di Gesù e che egli subì la condanna soltanto perché accusato di insurrezione contro il governo di Roma, come dimostrano anche i tempi e le modalità del processo, che fu una violazione di tutta la severa ritualità ebraica, che non poteva ammettere il processo nel giorno in cui si svolse, coincidendo, secondo i tre vangeli sinottici, con la pasqua ebraica, mentre il tardo vangelo di Giovanni, per rimediare a ciò, sposta il processo alla vigilia. Inoltre è impossibile che gli ebrei in piazza si automaledicessero chiedendo che il sangue di Gesù ricadesse su di essi e sulle generazioni future, dovendosi piuttosto intendere queste parole come attribuite dai cristiani agli ebrei. Gli evangelisti sono caduti ingenuamente in fallo anche nel famoso gesto di Pilato, che si lava le mani in pubblico, secondo una ritualità che apparteneva, invece, alla tradizione ebraica. Il governatore romano della Palestina non avrebbe mai messo sulla croce, come prescritto dalla legge romana, il motivo della condanna se questo non fosse risultato vero (I.N.R.I.).
Riccardo Calimani (Gesù ebreo, ed. Rusconi 1990) ha ampiamente documentato che non furono gli ebrei a volere la morte di Gesù e che egli subì la condanna soltanto perché accusato di insurrezione contro il governo di Roma, come dimostrano anche i tempi e le modalità del processo, che fu una violazione di tutta la severa ritualità ebraica, che non poteva ammettere il processo nel giorno in cui si svolse, coincidendo, secondo i tre vangeli sinottici, con la pasqua ebraica, mentre il tardo vangelo di Giovanni, per rimediare a ciò, sposta il processo alla vigilia. Inoltre è impossibile che gli ebrei in piazza si automaledicessero chiedendo che il sangue di Gesù ricadesse su di essi e sulle generazioni future, dovendosi piuttosto intendere queste parole come attribuite dai cristiani agli ebrei. Gli evangelisti sono caduti ingenuamente in fallo anche nel famoso gesto di Pilato, che si lava le mani in pubblico, secondo una ritualità che apparteneva, invece, alla tradizione ebraica. Il governatore romano della Palestina non avrebbe mai messo sulla croce, come prescritto dalla legge romana, il motivo della condanna se questo non fosse risultato vero (I.N.R.I.).
Il grande romanzo dei Vangeli. I Vangeli non sono solo il testo sacro della Cristianità, sono anche uno straordinario deposito di storie, personaggi, passioni.
11 set 2019 - Il grande romanzo dei Vangeli di Corrado Augias e Giovanni Filoramo (Einaudi, pagg. 265, euro 19,50) Ne anticipiamo qui un brano ...
2 commenti:
Da alcuni miei appunti rilevo che tempo fa il quotidiano "La Repubblica" pubblicò un'intervista al prof. William Klassen (1) autore del libro "Giuda: traditore o amico di Cristo ?" (2) col quale propone una diversa interpretazione del ruolo sostenuto dall'apostolo nella vicenda finale della vita terrena di Gesù. Klassen nelle oltre 300 pagine del suo libro analizza con acutezza i testi canonici (Vangeli, Atti degli Apostoli, Lettere) nelle parti in cui riferiscono sul dramma svoltosi nel periodo di tempo intercorso fra l'Ultima Cena di Gesù con gli Apostoli e la crocefissione sul Golgota, estendendo l'analisi ad una notevole saggistica pubblicata sull'argomento; infatti la bibliografia occupa 24 pagine nelle quali sono citati 383 autori con oltre 400 opere, articoli o monografie in gran parte richiamati nel testo e molti commentati ampiamente. L'Autore, che si attiene strettamente all'esame logico e filologico dei testi canonici, pone anzitutto in rilievo alcuni errori di traduzione dai testi greci nel latino di alcune parole chiave ed in particolare quella tradotta in "tradimento" anziché in "consegna"; dal significato esatto originario l'autore deduce che l'intenzione di Giuda - concordata con i sacerdoti del Tempio - era quella di "consegnare" agli stessi Gesù (che fino ad allora si era sottratto al confronto prevedendone evidentemente le conseguenze) affinché si rendessero conto dell'effettiva importanza dei contenuti della sua predicazione e della sua grandezza spirituale. A questa decisione Giuda giunse attraverso una tormentata analisi dei comportamenti di Gesù, per lui - uomo intelligente, il solo fra gli apostoli appartente alla tribù di Giuda come Gesù - deludenti rispetto alle aspettative di riscatto del popolo ebreo. Lui solo era in grado di accettare l'odioso compito affidatogli (dice Klassen) da Dio e dal Cristo, perché gli altri Apostoli erano galilei, cioè gente semplice, rustica (tale era la considerazione in cui era tenuta quella tribù dalle altre undici) e quindi, come tali e nel contempo fervidi seguaci di Gesù, non in grado di accettare consapevolmente come uomini il compito di un'azione destinata a conclusioni tragiche anche se promossa affinché "si compissero le profezie".
In effetti Giuda fu tradito dai sacerdoti i quali invece di un confronto con Gesù impostarono un processo accusatorio per poterlo deferire all'autorità romana di occupazione e farne decretare la condanna. Ciò, secondo Klassen, sarebbe dimostrato dal fatto che Giuda, appena conosciuto lo svolgimento imprevisto dei fatti, si precipitò a protestare disperato proclamando pubblicamente l'innocenza e la grandezza del Cristo (cosa che invece non fecero subito gli altri Apostoli, anzi alcuni lo rinnegarono per paura) e restituendo i denari ricevuti gettandoli nel Tempio.
A proposito di questi denari Klassen rileva che in quel tempo era regola che, in mancanza di un apposito corpo investigativo, chiunque fornisse informazioni ai sacerdoti del Tempio venisse pagato in proporzione all'importanza della sua azione e che quindi la modesta somma fissata sarebbe stata inadeguata ad una azione di effettivo tradimento; inoltre un traditore non si pente subito dopo il tradimento come invece ha fatto Giuda appena si è accorto del comportamento dei sacerdoti, contrario agli accordi. L'unica conclusione, per Klassen, è che sia stato Gesù a indurre (indirettamente) Giuda a consegnarlo ai sacerdoti; "Andrea" con la sua conoscenza diretta - che non può avere Klassen, che peraltro ipotizza una ispirazione di Dio - rivela l'esistenza di un programma preciso a livello spirituale concordato prima dell' incarnazione. E la disperazione di Giuda-uomo è più grande perché per un giudeo consegnare ai romani un compatriota ed in particolare il proprio Maestro era il massimo dell'ignominia. Klassen trova nei comportamenti e nella logica dei discorsi di Gesù che questi non poteva non conoscere i futuri comportamenti di Giuda e malgrado ciò l'accolse fra gli Apostoli consapevole della necessità di tali azioni ai fini della sua missione; inoltre sarebbe stato in suo potere, nel caso in cui Giuda fosse stato succube del demonio - come è stato ipotizzato da scrittori cristiani - liberarlo come fece in altri casi di "indemoniati; infine trova che l'esecrazione eterna decretata - in crescendo nel tempo - dalla Chiesa che si stava formando contrasta con la legge del perdono proclamata da Gesù. Argomenti tutti che lo portano ad un giudizio su Giuda contrario a quello formatosi secondo la tradizione cristiana . Così come starebbero le cose dovrebbe essere santificato , ma da un papa che definisce scemo Cristo e Dio spray non ci si può aspettare niente di buono . Cordiali saluti.Aurelio.
I) Teologo canadese, pastore protestante, Research Professor presso l'Ecole Biblique di Gerusalemme (ospitata nel Convento Domenicano); ha insegnato nelle università di Toronto, del Manitoba e nel Mennonite Biblical Seminary di lilkhart nello Stato dell'Indiana.
2) Ed. Bonpiani "Saggi tascabili", 1999 , £18.000.
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