giovedì 11 giugno 2020

L'EURO CONTRO LA SOVRANITA' NAZIONALE PREVISTA DALLA COSTITUZIONE


L'art. 1 della Costituzione dice: "La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". Bene. Ma allora come si concilia con l'art. 75 che esclude il referendum per i trattati internazionali? Bisogna cambiarlo. Dice infatti che non è ammesso il referendum di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. E poiché l'euro ci è stato imposto con un trattato internazionale la sovranità popolare è andata a farsi fottere. Non solo. La Costituzione non prevede alcuna iniziativa di legge per proporre un referendum propositivo e non soltanto abrogativo. E' evidente che la Costituzione del 1946 è nata da una grave contraddizione. Nacque dalla paura che venisse posta in discussione l'appartenenza dell'Italia alla NATO per giusta paura dei comunisti fiancheggiatori della dittatura di Stalin (morto nel 1953). Ma i tempi sono mutati. Non si pensava allora che un giorno l'Italia dovesse rinunciare alla sua sovranità politica, che include quella monetaria. Continua la cantilena dell'euro che ci avrebbe salvato dall'inflazione e dall'aumento del debito dubblico quando con la lira gli interessi che lo Stato doveva pagare agli investitori in titoli di Stato erano assai alti. La realtà odierna sconfessa tutto ciò. Il debito pubblico ha continuato ad aumentare con l'euro anche se gli interessi pagati dallo Stato sono diminuiti. Con l'euro sono aumentati tutti prezzi per cui è falso che un euro equivalga a 1936,27 vecchie lire. Esso equivale di fatto a 1000 vecchie lire. La dittatura dell'UE propone un certo numero di miliardi a fondo perduto e un maggior numero di miliardi in prestito da restituire in 10 anni con gli interessi. Ma questo è il gioco disonesto delle tre carte. Il prestito è un falso prestito giacché l'Italia, dovendo ogni anno versare circa 7 miliardi nei fondi comuni europei, riceverà in prestito meno di quanto in 10 anni avrà regalato agli Stati dell'UE. 
L'Italia non ha bisogno di aiuti comunitari. L'ultima asta dei BTP ha emesso circa nuovi 10 miliardi di euro contro una richiesta per 100 miliardi. All'asta (non nel mercato secondario) i BTP danno una cedola (cioè un interesse attivo da pagare ai sottoscrittori) di meno del 2%. Nel mercato secondario (cioè non acquistando i BTP all'asta) per avere un rendimento maggiore bisogna pagare più di cento, e alla scadenza dei titoli lo Stato ristituisce sempre 100. Ciò significa che lo Stato alla data di scadenza restituirà in ogni caso meno di quanto ha ricevuto dai sottoscrittori. Per di più l'inflazione, se pur ridotta, si mangia gli interessi da pagare ai titolari dei BTP. Di fatto oggi l'acquisto di BTP serve solo a compensare l'inflazione, senza che vi sia un reale guadagno per gli investitori. In sostanza, chi ci guadagna con l'indebitamento è solo lo Stato. Riceve 100 e poi alla scadenza restituisce meno di cento. Dove sta allora il debito pubblico? NON ESISTE. Si tenga anche conto che lo Stato tassa alla fonte nella misura del 12,50 % anche gli interessi da pagare semestralmente agli acquirenti dei BTP. Un motivo in più per far capire che lo Stato italiano soltanto apparentemente si indebita. L'aumento del debito pubblico diventa un aumento di introito da parte dello Stato. Infine, se vi è un (supposto) debitore (lo Stato) è evidente che vi è un creditore, che è la somma di tutti coloro che hanno acquistato i BTP. E dove finiscono gli interessi pagati dallo Stato? Se non vengono impiegati nel risparmio (cosa assai rara) vengono impiegati nel consumo attivando in questo modo l'economia reale in un circolo virtuoso. Non abbiamo bisogno del MES proposto dai disonesti della dittatura dell'UE. Con un ritorno alla lira, ma ad una nuova lira (una lira pesante corrispontente al valore dell'euro, che verrebbe positivamente svalutata rispetto alla moneta straniera che è l'euro-marco), i prodotti italiani porrebbero in ginocchio tutte le industrie dell'UE perché i costi dei prodotti italiani risulterebbero inferiori, mentre nel mercato italiano nulla cambierebbe in quanto i prezzi delle merci dovrebbero adeguarsi alla minore capacità di acquisto della nuova lira, pena la chiusura delle imprese. In conclusione, aumenterebbero le esportazioni e dunque la maggiore produzione con relativo aumento della mano d'opera. Soltanto gli idioti o i fanatici sostenitori dell'UE possono continuare a decantare i benefici di quella disgrazia che è l'euro. Mi si spieghi perché Stati come la Norvegia e la Svizzera stanno bene fuori dell'UE. E mi spieghino gli euromaniaci perché Stati come la Danimarca, la Svezia, la Polonia, l'Ungheria, la Repubblica ceca, pur appartendo all'UE, abbiano preferito tenersi la moneta nazionale. Do io la spiegazione. Perché stando nell'UE ma fuori dell'euro hanno ottenuto la botte piena e la botte ubriaca: cioè ricevono dai fondi comuni europei più di quanto essi versino. In questo modo hanno favorito nei loro Stati la delocalizzazione di molte imprese, comprese molte imprese italiane perché in questo modo viene a costare meno la mano d'opera. Si arricchiscono grazie alla rinuncia all'euro. Con il ritorno alla lira le imprese italiane (che hanno licenziato in Italia) non avrebbero più interesse a produrre all'estero e farebbero diminuire la disoccupazione in Italia. Solo gli ignoranti o disonesti fautori dell'ideologia dell'UE (ché ormai solo di ideologia si tratta e non di economia) possono continuare a sostenere la perdita di sovranità monetaria.                           

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