sabato 18 settembre 2021

I LICENZIATI IMPARINO DAL MUSSOLINI DELLA REPUBBLICA SOCIALE

Troppo comodo protestare contro i licenziamenti come fanno quelli della ILVA di Taranto e della Whirpool. Occupino le fabbriche e ne diventino padroni. Questo era stato il programma previsto da Mussolini dopo il 1943 quando fu istituita la Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.). Programma attuato tramite Nicola Bombacci che da comunista (ex cofondatore con Gramsci del Partito Comunista d'Italia) e delegato ai funerali di Lenin si accostò al fascismo perché capì che il fascismo nel suo statalismo non poteva essere nemico del comunismo. Quando Mussolini si liberò della borghesia che l'aveva mandato al potere nel 1922 per paura del massimalismo dei comunisti che avevano occupato le fabbriche poté finalmente, con la sua vecchia anima di socialista (ex direttore dell'Avanti!), attuare la socializzazione delle imprese dandone il compito a Bombacci. Bombacci istituì la socializzazione delle imprese in modo che gli operai ne diventassero padroni e non vi fosse più il profitto dei precedenti padroni bastando l'utile di impresa sufficiente per pagare gli stipendi agli operai. Eliminato l'utile di impresa dei precedenti padroni la fabbrica sarebbe divenuta competitiva perché sarebbe diminuito il costo dei prodotti. Bombacci entrava nelle fabbriche chiamando compagni, e non camerati, gli operai. Purtroppo i fanatici e vigliacchi partigiani comunisti non ne risparmiarono la vita perché fu fucilato a Dongo insieme con dei gerarchi fascisti. Morì gridando di fronte ai suoi assassini: Viva l'Italia, viva il socialismo. 

I licenziati delle imprese italiane non hanno capito quale sia l'unica soluzione. Se lo capissero i padroni di cui sono servi sfruttati al fine di produrre per se stessi il profitto non licenzierebbero per ridurre il costo della mano d'opera e delocalizzare le imprese in altri Stati (quelli ex comunisti) dove la mano d'opera ha un costo minore. Sempre per salvare il profitto dei padroni. Ma se padroni sono gli stessi operai non si giustifica più la riduzione del loro numero  con il licenziamento. Ma sarebbero gli operai capaci di dirigere le imprese diventandone anche amministratori? Potrebbero in mancanza delle loro capacità stipendiare un manager (dirigente d'azienda) di grande esperienza.         .   

2 commenti:

marcorighi1979@gmail.com ha detto...

non ho capito se si riferiva alla gsk, multinazionale che produce componenti per auto. ora le auto non le compra più nessuno perché molti sono spaventati dall'idea di doverle continuare a cambiare ogni quattro / cinque anni per stare dietro alle sempre più stringerti normative in fatto di inquinamento, con lo spauracchio che in futuro la tua auto a benzina o gasolio sarà del tutto vietata per fare spazio alle elettriche. detto questo è anche vero che le multinazionali licenziano anche quando vanno bene perché così abbattono i costi ed aumentano il profitto, a beneficio dei soci e a danno ovviamente degli operai che non vivono di azioni e partecipazioni aziendali ma del loro lavoro.

Pietro Melis ha detto...

Non penso che chi compra un'auto nuova abbia paura che la sua auto diventi vecchia dopo cinque anni. D'altronde la case automobilistiche si stanno orientando verso le ibride promuovendo delle facilitazioni. La pubblicità assillante delle fabbriche d'auto dimostra che esse sono in crisi di vendita e permettono la restituzione dell'auto anche prima dell'avvenuto pagamento a RATE. D'accordo sul fatto le multinazionali (Fiat compresa) licenziano anche quando vanno bene perché non rinunciano ad una diminuzione del profitto. Gli operai hanno un'unica alternativa: diventare padroni delle fabbriche con una azione rivoluzionaria. Ma per questo occorrerebbe l'appoggio di un governo che non faccia più gli interessi di una economia liberistica. Perché il male nasce tutto dal liberismo. La Cina ne approfitta in quanto ha una economia di Stato.