domenica 5 febbraio 2023

SCIENZA FILOSOFIA E TEOLOGIA

Non vi può essere alcun accordo tra scienza e teologia. Nella cosmologia e nella biologia evoluzionistica la casualità ha una incidenza che annulla ogni concezione finalistica dell'universo e dell'origine delle specie, compresa quella umana. Il fisico Roger Penrose nel suo libro di più di mille pagine intitolato La strada che porta alla realtà ha scritto che Dio sarebbe stato uno sprecone se avesse creato l'universo in funzione della nascita della vita sulla Terra perché sarebbe bastato un universo assai più piccolo perché casualmente si formasse un sistema solare contenente la vita in uno dei pianeti di tale sistema. E Penrose, che  accetta la teoria ormai diffusa del multiverso, cioè l'esistenza di universi paralleli oltre l'universo visibile, per cui vi sarebbero stati, e vi sono tuttora, molti Big Bang, dando origine ciascuno ad un universo, rileva come ancor meno sia pensabile un multiverso in funzione della formazione del nostro sistema solare. Nel multiverso è possibile, per la legge dei grandi numeri, che si sia formato un sistema solare con un pianeta simile alla Terra, con altre forme di vita. E' evidente pertanto che è antiscientifica ogni concezione antropocentrica dell'universo.  

Tornando sulla Terra, se non esiste il diritto naturale allora non esiste alcun motivo per giustificare gli asseriti diritti umani, che sarebbero una pura convenzione. Rimarrebbe solo il diritto del più forte. Questo è il punto debole di ogni concezione giuspositivistica del diritto. Benedetto Croce e Norberto Bobbio non potevano avere argomenti per giustificare il loro antifascismo nel loro avere una concezione della legge fondata sulla forza della legge di uno Stato. Ma il diritto naturale, in quanto naturale, non può riguardare la sola natura umana. Solo apparentemente in natura vige la legge del più forte. La maggiore forza del predatore è in funzione della sua sopravvivenza. Solo la specie umana è capace di considerare la forza oltre i limiti della necessità della sopravvivenza. Parafrasando quanto scrisse Dostoevskij in Fratelli Karamazov ("Se Dio non esiste tutto è possibile") si deve dire che, se non esiste il diritto naturale, tutto è possibile. La politica vive nella confusione tra morale e diritto. La morale ha come oggetto il bene. Ma non esiste un concetto universale di bene perché esso deve essere contestualizzato in una determinata cultura. Il diritto, invece, ha come oggetto il male inteso come danno. E il danno è percepibile universalmente. Basta la norma di Ulpiano neminem laedere. Non danneggiare alcuno. Norma che è alla base del diritto naturale. Che non obbliga a fare del bene mentre obbliga ciascuno ad astenersi dal fare del male danneggiando gli altri per ricavarne un proprio guadagno. Ogni essere vivente tende alla sua autoconservazione. Il limite del diritto naturale di ognuno è il diritto naturale di un altro.         

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