giovedì 20 aprile 2023

I BENEFICI DELLA DIMINUZIONE DELLA POPOLAZIONE

In Italia vi sono politici che, pur contrastando l’immigrazione e la società multiculturale,  essendo totalmente  incapaci di preveggenza, propongono  un rimedio peggiore del male, consistente in  misure atte a contrastare la diminuzione del tasso di natalità per contrastare l’immigrazione, duplicando così il danno. Essi non sono capaci di immaginare tutti gli enormi benefici che si avrebbero, economici e ambientali (per il raddoppio della proprietà, per la diminuzione o scomparsa della disoccupazione, per il minore inquinamento e per la possibilità di rendere meglio abitabili le città con il recupero dei centri storici  e di spazi naturali con la demolizione di orrendi quartieri dormitorio),  se la popolazione fosse la metà di quella esistente. Essi hanno demagogicamente interesse al presente e non al futuro. Nella fase intermedia della diminuzione della popolazione il minor numero della popolazione in età lavorativa, che paga le tasse, sarebbe compensato da quello degli immigrati, secondo quote proporzionali alle necessità. Ma i benefici verrebbero annullati se non si mettesse in atto la regola della rotazione degli immigrati, che dopo un certo numero di anni dovrebbero tornare al loro Paese portandovi le competenze acquisite e consentendo anche ad altri di usufruire, per un tempo determinato, di un lavoro legalmente retribuito, impedendo che essi mettano  radici.

Già Platone (nelle Leggi) aveva capito il pericolo di una immigrazione che si accompagnasse ad un soggiorno stabile, che avrebbe prodotto conflitti culturali in tutta la Grecia, con il pericolo che venissero distrutte le stesse tradizioni giuridiche. Ma la morale invadente della solidarietà, dietro cui si  nascondono  interessi economici corporativi di imprese e associazioni religiose, che traggono da ciò profitto, sta maturando il progetto di una società multirazziale che lascerebbe in eredità alle future generazioni più forti conflitti sociali in una condizione generale di maggiore disoccupazione per la maggiore concorrenza sui posti di lavoro che vi sarebbe a causa dei figli degli immigrati, che si affaccerebbero anch’essi ai lavori più qualificati acquistando la cittadinanza. E, comunque, dovrebbe essere impedita l’immigrazione da Paesi islamici, per non dover accettare compromessi  con la morale islamica e non dover diventare ancor più ostaggio dell’islamismo internazionale, mentre dovrebbe essere favorita l’immigrazione da Paesi culturalmente omogenei, o pacificamente coesistenti, con le tradizioni giuridiche  occidentali (secondo un concetto giustamente espresso dal cardinale Biffi).

1 commento:

marcorighi1979@gmail.com ha detto...

come ha sottolineato mattarella, nel prossimo futuro l'umanità dovrà sfamare circa dieci miliardi di individui. e siccome europa, giappone, asia e americhe ( seppur in misura minore ) hanno una crescita della popolazione ormai quasi azzerata, vuol dire che il surplus di popolazione arriverà soprattutto dall'africa e dall'india. Il problema è che queste persone non possono essere tutte impiegate nelle nostre aziende ed è altresì improbabile pensare che tutti ( parliamo di due miliardi di persone in più nel giro dei prossimi vent'anni ) abbiano un'istruzione o una formazione in grado di far loro degli individui autonomi da un punto di vista sociale. Pertanto, toccherà a noi europei mantenerli. cosa che in parte avviene anche adesso. la sinistra parlerà di diritti e di doveri ( per noi europei ) in quanto, essendo stati dei colonizzatori, è
colpa nostra se mezzo mondo non riesce a creare una società stabile nel proprio paese di origine. Insomma, come dice woody allen, la razza umana è una specie fallita e non ci si può aspettare nulla di buono se la osserviamo nel suo insieme.