sabato 14 ottobre 2023

LA BARBARIE ISLAMICA NASCE TUTTA IN RISPETTO DEL CORANO

Riporto da un mio libro (Scienza, filosofia e teologia, ed. Rubbettino 2023) un florilegio del Corano che bisognerebbe conoscere per capire che il terrorismo è insito nei comandamenti del Corano. Non sono riuscito a riprodurre il testo rispettando l'impaginazione del libro. Non ci si stupisca: i criminali di Hamas sono i più rispettosi della barbarie del Corano. Ma non si ha il coraggio di dirlo e di scriverlo. La Palestina è storicamente ebraica perché gli ebrei in Palestina hanno avuto uno Stato millenario di cui furono espropriati con le armi. A cominciare dalla conquista romana. Sono l'unica popolazione erede della popolazione autoctona sopravvissuta tra le antiche popolazioni autoctone della Palestina. Gli arabi sono da ritenere soltanto gli ultimi invasori armati. Non hanno mai avuto uno Stato in Palestina, e ora pretendono di averlo a danno di Israele.

LA DISGRAZIA STORICA DEL CORANO

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23 dic 2018Altra cosa è invece la disgrazia del Corano che è stato inventato da un analfabeta con l'intenzione di fare proselitismo in tutto il mond

La mancanza di legame sintattico è frequente in tutto il Corano. 

[…] Verrà posto loro un marchio
di infamia dovunque li troveremo, a meno che non s’afferrino a una corda di Allah …Non sceglietevi come
intimi amici persone estranee alla Fede, ché questi non mancheranno di mandarvi in rovina […] Getteremo
terrore nel cuore degli infedeli perché hanno associato ad Allah esseri che Allah non ha investito di autorità
alcuna… Allah già vi è stato sincero quando con il suo permesso sgominaste i nemici […] Il Messaggero
di Allah (Maometto) vi chiamava a combattere, e quelli di voi che si trassero indietro fu Satana a farli
cadere […] È Allah che vi fa vivere e uccide […] E non chiamate morti coloro che son stati uccisi sulla via
di Allah, anzi vivi sono, nutriti di grazia presso il Signore […] Coloro che combatterono e furono uccisi
li farò entrare nei Giardini (in Paradiso)» (Sura III). «Se alcuna delle vostre donne avran commesso atti
indecenti, chiudetele in casa finché le colga la morte […] Gli uomini sono preposti alle donne, perché Allah
ha preposto alcuni esseri sugli altri […] Quelle donne di cui temete atti di disobbedienza, ammonitele, poi
lasciatele sole nei letti, poi bastonatele […] Alcuni giudei storpiano le sacre scritture, ma Allah li ha maledetti
per la loro pertinace infedeltà […] Per chi è maledetto da Allah non troverai mai alleati […] Combattano
sulla via di Allah coloro che volentieri cambiano la vita terrena con l’Altra, ché, ucciso o vincitore gli da-
remo mercede immensa […] Coloro che credono combattono sulla via di Allah […] combattete dunque
gli alleati di Satana […] Allah respingerà il coraggio degli infedeli, ché Allah è di più violento coraggio, più
violento a esemplari castighi. Essi vorrebbero che voi rifiutaste la Fede […] prendeteli e uccideteli dove li
trovate, ma non prendete patroni né alleati fra loro […] Non sono eguali agli occhi di Dio quelli che se ne
restano a casa e quelli che combattono […] gli infedeli son per voi un manifesto nemico […] Non vi stancate
d’inseguir quella gente» (Sura IV). «O voi che credete! Non prendete i giudei e i cristiani come alleati. Chi
di voi si alleerà loro diverrà dei loro» (Sura V). «I demoni ispirano ai loro alleati di discuter con voi. Se date
loro ascolto sarete pari ai pagani» (Sura VI). “E io getterò il panico nel cuore dei miscredenti. Percuotete,
percuotete dunque le cervici, percuotete e spezzate ogni dito… Allah nel castigare è violento […] ma non
voi li uccideste, bensì Allah […] Combatteteli dunque finché non vi sia più scandalo e il culto sia reso solo
ad Allah […] Gli angeli faran morire quelli che si rifiutarono alla Fede, colpendoli in volto e sul dorso […]
Coloro che repugnano alla Fede non prevarranno. Allestite contro di loro forze e cavalli quanto potete, per
terrorizzare il nemico di Allah […] O profeta! Incita alla battaglia i credenti! Venti uomini pazienti dei vostri
ne vinceranno duecento […] Allah te li ha dati in tuo potere» (Sura VIII). «Combatteteli, dunque, e Allah
li castigherà per mano vostra…Combattete coloro che non credono in Allah e nel Giorno Estremo, e che
non ritengono illecito quel che Allah e il Suo Messaggero han dichiarato illecito, e coloro, fra quelli cui fu
data la Scrittura, che non s’attengono alla Religione della Verità. Combatteteli fino a quando non paghino il
tributo uno a uno, umiliati […] I giudei han detto: Uzayr è il figlio di Allah, e han detto i cristiani: Il Cristo
è figlio di Dio […] Allah li maledica! In quale errore sono caduti […] mentre erano stati esortati a adorare
un Allah solo […] Se non vi lancerete in battaglia Allah vi castigherà di castigo crudele, vi sostituirà con
altro popolo […] Allah è con noi […] Lanciatevi dunque in battaglia con armi leggere e con armi pesanti.
Combattete sulla via di Allah […] O voi che credete! Combattete i negatori che vi stan vicini. Che possan
trovare in voi tempra durissima» (Sura IX).
Entro questa immagine di guerra totale contro i non credenti (compresi ebrei e cristiani) – perché
credenti sono soltanto quelli che si convertono al Corano – si trovano alcune proposizioni in apparente
contraddizione con essa, giacché si consiglia un atteggiamento di non belligeranza, che si limita alla minaccia
dell’inferno: «Non vi sia costrizione nella Fede: la retta via ben si distingue dall’errore, mentre coloro che
rifiutano Allah sono i dannati del fuoco» (Sura II). «Chi si stacca dal Messaggero di Allah, dopo che è apparsa
limpida al suo sguardo la retta Via, e segue un sentiero diverso da quello dei credenti, Noi gli volgeremo le
spalle come egli le ha volte a Noi e lo faremo bruciar nell’Inferno» (Sura IV). «Se Allah volesse, gli idolatri
non farebbero questo. Lasciali dunque alle loro menzogne […] E se essi testimoniano, tu non testimoniare
con essi» (Sura VI). «Immunità da parte di Allah e del Suo Messaggero per quegli idolatri coi quali abbiate
stretto un patto e che in nulla hanno mancato contro di voi» (Sura IX). Questo atteggiamento contraddittorio
è tuttavia conforme alla contraddizione insanabile che pervade tutto il Corano, tra il continuo e ossessivo
che quasi tutti gli ecumenisti, filosofi e non, non hanno mai letto il Corano, e si
proferire anatemi, sino alla paranoia, contro i non credenti (nell’Islam), che presupporrebbe una volontà
libera di non adesione, e l’attribuzione ad Allah, per via della sua onnipotenza, di ogni decisione umana,
per cui è Allah stesso che travia il malvagio destinandolo alla dannazione eterna.
Da una parte si invita il credente alle opere di bene, gradite a Allah, dall’altra si dice: «Non sei tu, o
Maometto, che devi guidarli, ma è Allah che guida chi vuole» (Sura II). E ancora: «Egli dà la grazia a chi
vuole». Ma subito dopo, quasi la fede dipendesse da una libera adesione, si aggiunge: «Come può mai Allah
guidare degli uomini che hanno respinto la Fede […]?». Ma in contraddizione con ciò si dice ancora: «Tu
(Maometto) non v’hai alcuna parte, sia che Allah perdoni gli iniqui, sia che li punisca» (Sura III). «Gli ipocriti
cercano di ingannare Allah, mentre è Allah che li sta ingannando […] chi Allah svia, non troveresti per
lui via di salute» (Sura IV). «Egli perdona chi vuole e tormenta chi vuole […] Chi Allah vuole confondere,
tu non potrai nulla per lui presso Allah. Sono esseri i cuori dei quali Allah non ha voluto purificare: essi
avranno in questo mondo ignominia e nell’altro tormento immenso» (Sura V). «Anche se avessimo loro
mandato gli angeli, o parlassero loro i morti, e se avessero radunato al loro cospetto tutte le cose a schiera
a schiera, non crederebbero se in quanto Allah lo voglia. Ma i più ignorano questo […] Chi Allah vuole
perde, e chi Allah vuole pone sulla retta via» (Sura VI). «Non ci capiterà che quel che Allah ha decretato per
noi» (Sura IX). «Nessun’anima può credere se non col permesso di Dio, ed Egli porrà la sua abominazione
su quelli che non comprendono” (Sura X). «Colui che Allah travia, nessuno più lo guida» (Sura XIII). «Dio
è su tutte le cose potente! Punisce chi vuole e fa grazia a chi vuole» (Sura XXIX). E tuttavia, nuovamente
in contraddizione con il fatto che è Allah a stabilire se ognuno farà il bene o il male si dice: «Ognuno sarà
compensato in gradi diversi per quel che avrà fatto» (Sura VI). Il che presupporrebbe una libera volontà di
scelta, che sostanzialmente, nel complesso, viene contraddetta dal fatto che Allah, onnipotente, non può
dipendere dalla volontà dell’uomo nella sua decisione di premiare o di condannare, di perdonare o non
perdonare. Ma allora anche la Fede dovrebbe risultare inutile, altrimenti Allah dipenderebbe dalla Fede. La
contraddizione si trova anche internamente ad uno stesso brano: «Chi è che vi preserverà da Allah, sia che
Egli vi voglia fare del male o voglia fare atto di grazia? Quelli non credono, e Allah renderà vane le loro opere,
cosa, questa facile ad Allah» (Sura XXXIII). Da una parte Allah è libero nella sua decisione di dannare o di
graziare l’uomo, dall’altra richiede la fede perché siano valide le opere umane. E tuttavia ogni Sura si apre
con l’espressione «nel nome di Allah», «clemente misericordioso», che è tale, però, a condizione che uno
si penta e si converta. Ma non è questo l’aspetto più scandaloso del Corano, comune, d’altra parte, all’irra-
zionalità della dottrina della predestinazione di Agostino (su cui si basa la Riforma luterana e calvinista, al
contrario della teologia ufficiale della Chiesa cattolica, ispirantesi al razionalismo aristotelico di San Tomaso,
per cui vale la priorità delle opere sulla grazia), quanto quello di avere promosso e giustificato una guerra,
chiamata santa dall’Islam, contro altre religioni, o contro gli atei, pur sulla base di una dichiarata inutilità
delle opere, da cui dovrebbe conseguire anche l’inutilità della stessa guerra santa. L’irrazionalità estrema si
esprime nell’affermazione che Allah, onnipotente, avrebbe potuto scegliere come profeta anche una pietra
(Sura XXXIX). Si può commentare dicendo che sarebbe stato meglio per tutta l’umanità.
La rappresentazione del paradiso – dove le anime beate degli uomini (perché delle donne si tace com-
pletamente) «avranno con loro su giacigli affiancati fanciulle modeste di sguardo, bellissime d’occhi, come
bianche perle celate» (Sura XXXVII), «dal seno ricolmo» (Sura LXXVIII), «belle come rubino e corallo, dagli
occhi grandi e neri, mai prima toccate da uomini» (Sura LV), «tra fiumi di latte dal gusto immutabile, di vino
delizioso e di miele purissimo» (Sura XLVII) – poteva nascere solo da una mente incapace di sostituire o di
arginare l’immaginazione con la razionalità, e dunque capace di confondere la realtà con l’immaginazione,
senza alcun senso del ridicolo. Mentre il cristianesimo, pur nei suoi contenuti mitologici (quali, soprattutto,
il concepimento miracoloso di Gesù tramite lo Spirito Santo, la sua resurrezione e la sua ascensione al cielo)
si è diffuso nei primi secoli per adesione interna dei convertiti, e dopo avere assorbito nei suoi apologeti la
filosofia greca, cosicché il riconoscimento ufficiale del cristianesimo da parte dell’imperatore Costantino
fu un fatto successivo, dettato da ragioni politiche, la conversione all’Islam fu imposta sin dall’inizio con
le armi, e si diffuse con le armi dei conquistatori sino all’estremo Oriente. Il risultato è che l’Islamismo è la
malattia psichica più grave, più aggressiva e più diffusa della specie umana.
Il disordine logico che pervade tutto il Corano è sintomo di una irrazionalità che, al contrario di quella
del cristianesimo, non è passata attraverso il filtro della razionalità greca, con cui, pure, si misurarono i due
maggiori filosofi arabi del nostro Medioevo, l’ateo Averroè (aristotelico) e il neoplatonico Avicenna, entrambi
espunti dall’ortodossia della teologia islamica. L’estremo antropomorfismo del dio islamico è la negazione
di qualsiasi concezione del mondo regolato da leggi naturali. Questa mancanza assoluta di riferimento alla
legalità della natura, che ha determinato la mancanza di una concezione giuridica che trascenda la morale
religiosa, esprime il baratro culturale tra Occidente e islamismo, contro tutte le utopie delle filosofie e delle
politiche occidentali del dialogo. In Occidente i difensori d’ufficio dell’islamismo dichiarano che l’Islam è
pacifico e che condanna l’omicidio, perché il Corano dice che chi uccide un uomo uccide l’umanità intera.
La malafede ha impedito di citare esattamente il brano che dice: «Per questo scrivemmo ai figli d’Israele che
chiunque ucciderà una persona senza che questa abbia ucciso un’altra o portato la corruzione sulla terra,
è come se avesse ucciso l’umanità intera» (Sura V). Si vede che viene omessa volutamente la condizione
che la persona uccisa non sia stata colpevole di omicidio o non sia stata portatrice di corruzione (come,
in tutti e due i casi, può essere considerato, secondo gli islamici, l’Occidente, definito il grande Satana).
Comunque, poco dopo il passo citato così si legge: «In verità la ricompensa di coloro che combattono Allah
e il Suo Messaggero e si danno a corrompere la terra è che essi saranno massacrati, o crocifissi, o amputati
delle mani e dei piedi dai lati opposti, o banditi dalla terra: questo sarà per loro ignominia in questo mondo
e nel mondo avvenire immenso tormento, eccetto quelli che si pentiranno prima che voi vi impadroniate di
loro». E se nella Sura VI si proibisce di uccidere, «se non per giusta causa», il proprio prossimo, «reso sacro
ad Allah», questo discorso vale in quanto indirizzato ai credenti, perché il non credente (nell’Islam) non è
sacro ad Allah, per cui si può sempre invocare una giusta causa contro di lui. D’altra parte, in un passo della
Sura IV, viene preso in considerazione il reato di omicidio soltanto quando avvenga tra credenti (nell’Islam).
In tal caso «chi uccide un credente di proposito ne avrà in compenso l’Inferno». Appare sottinteso che sia
ancor più grave che un non credente uccida un credente, senza che valga anche il contrario. A conferma di
ciò (nella Sura II) la legge del taglione non può nemmeno essere applicata tra i credenti quando un parente
della vittima perdoni l’assassino. È chiaro che ciò può avvenire soltanto quando siano accettate le regole
coraniche, e che le stesse regole non valgano nei confronti dei non credenti (nell’Islam), che sono i nemici
da massacrare. In secondo luogo, la frase in esame deve essere posta nel contesto del discorso che il dio
islamico fa riferendosi alla sua precedente rivelazione, nell’antico testamento, agli ebrei, e non a Maometto
nel Corano, in cui sta scritto: «È venuto a voi il Nostro Messaggero a spiegarvi molte parti del Libro che
avevate nascoste e per abrogarne molte» (Sura V). Il Corano vuole riformare molte parti della precedente
rivelazione, sia del vecchio che del nuovo testamento. I risultati sono evidenti. Il feroce accanimento isla-
mico contro la concezione trinitaria del cristianesimo, che diede luogo ad accese ma sottilissime dispute,
espressione dell’esercizio di una ragione dialettica, denota, anche da questo punto di vista, tutta la povertà
intellettuale dell’islamismo, ancorato alla concezione antropomorfica del Dio unico.
Soltanto una difesa di convenienza del Corano può provenire dai mussulmani che si dichiarano pacifisti.
Cfr. ad esempio G. Bencheikh (Che cos’è l’Islam?, Mondadori, Milano 2002) che cerca di offrire una versione
depurata e falsificatoria dei passi del Corano, dando una giustificazione della guerra (ritenuta solo difensi-
va) con il cercare di contestualizzarla storicamente tra i conflitti tribali che vi erano in Arabia, limitando il
significato di jihad a quello di sforzo teso al perfezionamento interiore e tacendo di tutti quei passi in cui è
chiaro il significato universalistico della guerra come mezzo per sottomettere i non credenti (G. Vercellin,
Jihad. L’Islam e la guerra, Giunti, Firenze 1997, pp. 19-28). Altro cavallo di Troia dell’Islam in Occidente
sono i convertiti che, convertendosi anche nel nome Islam, manifestano di sentire la loro appartenenza
all’Islam, invece che allo Stato occidentale, come fatto primario. Tra questi A.W. Pallavicini (Islam interiore.
La ricerca della Verità nella religione Islamica, il Saggiatore, Milano 2002) ha cercato di giustificare un confuso
ecumenismo di tutte le religioni sulla base di una «via metafisica» che da Dio, il centro, si irradia verso la circonferenza delle diverse religioni, compresi il buddismo e l'induismo. Pertanto la storia appare come un disegno divino che ripercorre l'interpretazione della storia di S. Agostino che nel De civitate Dei aveva interpretato la storia di roma come preparatoria alla venuta di Cristo. 

E' certo che quasi tutti gli ecumenisti si fanno propagatori involontari di una falsa immagine dell’Islam, alimentando la
propaganda degli islamici occidentali, che, in conformità alla norma coranica che
impone la dissimulazione all’Islamico che abiti in Paese non islamico, presentano
la religione Islamica come religione di pace per permetterne la diffusione, usando
il falso pacifismo come cavallo di Troia in Occidente. In realtà il vero Islam, che
si è risvegliato dopo secoli di sonno, è quello integralista, sino al terrorismo.

È evidente che le considerazioni svolte sono conformi a quanto si è det-
to circa l’utopia della filosofia del dialogo tra morale e diritto, e confermano
l’estraneità della filosofia d’oggi alla stessa storia, quando non è di danno per
quell’incidenza indiretta sulla realtà sociale che può avere per canali di comu-
nicazione politicamente solidali che coltivano, per interesse di potere, il proget-
to della società multirazziale , favorendo la terza invasione dell’islamismo in
Ed è evidente che il decantato ecumenismo non poteva rinunciare a presentare il Corano come ultimo
inveramento delle precedenti rivelazioni, in una inaccettabile confusione del cristianesimo, che ha assorbito
la cultura greca, con la teologia islamica, che l’ha respinta espungendo da essa anche i due massimi filosofi
arabi, Averroè ed Avicenna, di cui, infatti non viene nemmeno fatto il nome, essendo essi il ponte con la
filosofia greca. In realtà l’ecumenismo dell’autore, che fa addirittura riferimento ad una legge naturale, di cui
il Corano è, invece, la negazione più dura, è anche più pericoloso dell’integralismo, in quanto maschera la
vera natura dell’Islam per meglio permettergli di infiltrarsi nell’Occidente. È questa la più pericolosa forma
di guerra santa contro le istituzioni laiche dello Stato, a favore di nuove guerre di religione. Occidente, dopo quella araba e quella turca, ed assai più pericolosa perché il
nemico si rende pacificamente invisibile nel suo ingresso. Vent’anni fa vi erano
soltanto una decina di moschee in Europa. Oggi sono migliaia, e rappresentano
il nemico interno della morale contro il diritto. Questo fenomeno è stato favorito
dalla cultura della solidarietà, che, di matrice marxista e cattolica, è di natura
morale, ma è si è trovata ad essere in combutta con interessi economici privati
e politici, e ha soltanto trovato corrispondenza nella filosofia dell’ecumenismo
e del dialogo, che coltiva il principio del rispetto della diversità delle culture,
accentuando il conflitto tra morale e diritto. E in nome del rispetto dell’identità
i musulmani in Occidente ormai chiedono per sé l’adeguamento delle leggi alle
norme del Corano. Si pensi, per esempio, all’accettazione, come eccezione, del
sistema ebraico e islamico di macellazione degli animali nei mattatoi, in spregio
alla legge che impone che l’animale venga reso privo di sensi, prima di essere
ucciso. Il rispetto morale della diversità culturale ha imposto che prevalesse la
tradizione religiosa di culture straniere sul diritto naturale degli animali a non
soffrire. E questa eccezione è valsa in tutta l’Europa Gli animalisti nostrani
non hanno mai richiesto che cessi il rispetto di una barbarie. Di fronte a questo
stato di cose, chi scrive, battutosi in passato per l’abolizione del crocifisso negli
edifici pubblici, in rispetto della laicità dello Stato, è costretto oggi, a richiedere,
pur come ateo, l’esposizione del crocifisso come simbolo di una religione che,
nel bene e nel male, ha rappresentato la civiltà occidentale del diritto naturale,
traghettato dal cristianesimo attraverso i secoli sino ad oggi, anche se corrotto
oggi dalla temperie del relativismo multiculturale. Né si può scordare che lo stesso
Benedetto Croce, ateo, riconobbe l’identità europea nel cristianesimo in Perché
non possiamo non dirci cristiani. Il crocifisso rappresenterebbe oggi, nella sua
esposizione pubblica, la rivendicazione del diritto naturale contro l’integralismo
della morale islamica, che è opposta al detto evangelico «date a Cesare quel che
essere impedita l’immigrazione da Paesi Islamici, per non dover accettare compromessi con la morale
islamica e non dover diventare ancor più ostaggio dell’islamismo internazionale, mentre dovrebbe
essere favorita l’immigrazione da Paesi culturalmente omogenei, o pacificamente coesistenti, con
le tradizioni giuridiche occidentali (secondo un concetto giustamente espresso dal cardinale Biffi).
B. Lewis, L’Europa e l’Islam, Laterza, Bari 2001, p. 95.
Bisogna dare atto al deputato della Lega Nord Davide Ercoli di avere sollevato la questione in
Parlamento, domandando se il rispetto di una tradizione religiosa non dovesse avere come limite il
superiore diritto dell’animale a non soffrire. Ma inutilmente, giacché gli fu risposto che l’Italia si era
dovuta adeguare alla normativa europea. Questo è un esempio di disarmo giuridico dell’Europa di
fronte all’ebraismo e all’Islam.
Da notare inoltre come manchi nei Paesi islamici qualsiasi rispetto della reciprocità, perché
essi non concederebbero mai, a partire dall’Arabia saudita, quelle libertà che essi pretendono di
rivendicare in Paesi non islamici, giungendo al punto di richiedere che le istituzioni occidentali si
conformino al rispetto della loro morale coranica.

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