Non
discende certamente da una legge naturale l’indissolubilità
del matrimonio, che Ratzinger considera necessaria perché la
sua mancanza sarebbe indice di corruzione morale. Come se per
riconquistare la sua anima cristiana l’Occidente dovesse abolire il
divorzio, mostrando di essere così moralmente superiore al
resto del mondo, ma di fatto abolendo la distinzione tra Stato e
Chiesa. Tranne che Ratzinger voglia limitarsi soltanto ad un appello
alle singole coscienze dei cristiani. Ma anche in questo caso
proponiamo al cardinale Ratzinger una rilettura, più attenta,
del vangelo di Marco (10, 1-12) confrontandolo con quello di Matteo
(19, 9-12), che su quest’argomento è più esteso, in
quanto non esclude il divorzio, ma si limita a proporre,
invece che imporre,
la conservazione del legame matrimoniale come perfezione morale, non
a tutti richiesta. Infatti i discepoli avevano obiettato a Gesù:
“Se tale è il caso dell’uomo rispetto alla donna non
conviene prender moglie”. “Ma Gesù rispose loro: “non
tutti son capaci di praticare questa parola,
ma quelli soltanto ai quali è dato”. E prosegue con una
metafora: “Vi sono degli eunuchi i quali sono stati fatti tali
dagli uomini, e vi sono degli eunuchi i quali si son fatti eunuchi da
sé a cagione del regno dei cieli. Chi
è in grado lo faccia”.
Dunque Gesù non pretese che tutti si facessero eunuchi da sé,
cioè - fuori della metafora - non divorziassero. Disse
soltanto che chi si fosse fatto eunuco, cioè non avesse
divorziato, avrebbe acquistato un merito maggiore. Il suo concludere
con “chi è in grado di farlo lo faccia” non lascia dubbi.
Esso significa soltanto: chi è in grado di rinunciare al
divorzio non divorzi. Non vi è alcun divieto di divorzio,
perché viene solo espressa una preferenza morale. Il divieto
del diverzio è un’invenzione della Chiesa cattolica. E si sa
quale fosse il contesto storico in cui la frase di Gesù fu
pronunciata: gli ebrei talvolta, pur contro la riforma legislativa di
Esdra e di Nehemia (V secolo a. C.), che vietava il matrimonio con
donne straniere, ripudiavano la moglie, appellandosi alla legge
mosaica, ma per risposarsi con una straniera, di altra religione, ed
usufruire in tal modo della protezione, politica ed economica, di una
grande famiglia straniera. Gesù voleva soltanto frenare una
pratica che si stava estendendo. “Nell’ebraismo è infatti
la religione della madre a determinare quella dei figli, perché
la sua identità è sempre sicura”. 1
D’altra
parte, da alcuni rotoli trovati qualche decennio fa in Palestina e
portati a New York da un teologo australiano, che li tradusse – e
di cui non si è più scritto né parlato, forse
per ovvi motivi -
risultava che Gesù si era sposato due volte, che la seconda
moglie fu Maria Maddalena e che ebbe complessivamente cinque figli.
Tutti nipoti di Dio Padre, se Gesù era figlio di Dio? Sarebbe
bene che Ratzinger ci desse ulteriore notizia di questi rotoli.
1
J. Alberto Soggin, Introduzione all'Antico Testamento, op. cit., pp. 428-29.
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