Quarta di
copertina del libro Scontro tra culture e
metacultura scientifica: l'Occidente e il diritto naturale.
Nelle sue radici greco-romano-cristiane. Non giudaiche e
antislamiche
Le radici
dell'Occidente sono greco-romano-cristiane nel senso che la
teologia cristiana non è fondata sulle Epistole di S. Paolo e sui
Vangeli, che sono del tutto privi di tematiche teologiche, ma sul
neoplatonismo, da cui il cristianesimo, contro il dio unico del
giudaismo e dell'islamismo, privo del Verbo, cioè dell'Intelletto
neoplatonico, ha tratto la stessa trinità, in cui ha sospinto il
dio giudaico, recalcitrante, trasformandolo in Padre ma
imponendogli il silenzio, facendo parlare unicamente il Figlio (il
Verbo). La trinità fu traghettatrice della razionalità greca. Così
si spiega il fatto che la scienza moderna sia potuta nascere solo
nell'Europa cristiana, pur tra vari contrasti, cruenti e non
cruenti. Ed è il cristianesimo che – recependo da Platone la legge
naturale cosmica come fondamento della
legge naturale degli uomini – trasse da essa, inserendovi il
diritto soggettivo e l'jus
gentium del diritto romano – il diritto naturale inteso come
diritto all'autoconservazione dell'individuo, quale si espresse
soprattutto in S. Tomaso, in una concezione cosmocentrica, e non
antropocentrica, della natura, pur nella prevalente concezione
gerarchica di essa. E' pertanto falso che le radici dell'Europa
siano giudaico-cristiane. Al giudaismo, come all'islamismo, è del
tutto estraneo il concetto di diritto naturale. Per esso vale solo
la volontà divina svincolata dalla ragione, perché nell'Antico
Testamento – risultato di una plurisecolare elaborazione di miti o
racconti mesopotamici ed egizi (come nel caso di Mosè, mai
esistito), oltre che di una stratificazione di falsificazioni,
come nell'attribuzione di profezie post eventum – non esiste
la trinità, con il Verbo – l'Intelletto – che vincola la volontà
del Padre (la potenza). Il sanguinario dio ebraico Jahweh, di
origine pagana, ispiratore di tutti i descritti olocausti delle
antiche popolazioni non ebraiche della Palestina – promosso per
legge del re Giosia (fine VII secolo) a dio nazionale, sfrattando
le altre divinità dal tempio-mattatoio di Gerusalemme, e divenuto
dio unico nell'epoca giudaica (postesilica) – insofferente del suo
silenzio dentro la trinità cristiana, si svincolò dal Verbo e
riprese a parlare nel Corano, che aggiungendo il proselitismo -
assente nel giudaismo – è la radice del terrorismo islamico e –
tramite l'immigrazione – dell'odierna quarta invasione islamica
dell'Europa, complici la cultura del multiculturalismo e
l'ecumenismo interreligioso della Chiesa cattolica, preoccupata
del secolarismo delle società occidentali e non dell'aumento in
esse della presenza islamica. La razionalità scientifica dell'età
moderna, inariditesi le radici cristiane, si è rivoltata contro lo
stesso cristianesimo, liberandosi, con l'Illuminismo, da ogni
tutela religiosa. La ragione scientifica ringrazia il
cristianesimo e si accomiata da esso. Ma, paradossalmente, la
rivoluzione scientifica del '600, pur decentrando astronomicamente
la Terra, e perciò anche l'uomo, ha tradotto, nel giusnaturalismo,
il diritto naturale, da diritto all'autoconservazione, in diritto
della ragione, cioè della sola natura umana. Con Kant si ha
l'apogeo del diritto naturale, e dopo di lui il suo declino nella
filosofia, per il sopravvento dello storicismo e del
convenzionalismo, che oggi celebrano la loro nefasta supremazia
nel relativismo del multiculturalismo, arma da suicidio
dell'Occidente, anche grazie all'ignoranza dei filosofi, per lo
più di cultura umanistica e privi di conoscenze scientifiche.
Oggi, sulla base
dell'ormai acquisita verità scientifica – metaculturale – della
comune origine di tutte le forme di vita e della mancanza di
finalismo nell'evoluzione biologica, che esclude un progetto
divino della natura, si impone la necessità di non concepire più
il diritto naturale come diritto della sola natura umana, ma come
riflesso di una legge naturale quale fu concepita dai presocratici
(tra cui Anassimandro, Pitagora, Parmenide, Eraclito, Empedocle e
Democrito), e poi da Platone e dai neoplatonici. Pertanto è
necessario arrivare ad una rivoluzione copernicana nell'ambito del
diritto per superare la retorica umanistica e antropocentrica,
cioè antiscientifica, del discorso sui valori morali, che hanno
fatto il loro tempo, non potendo essere la morale fondamento del
diritto. Le concezioni morali, tutte culturali, appartengono alla
sfera privata del sentimento – religioso o non – tollerabili
quando non siano in contrasto con il diritto naturale,
metaculturale. Se si nega il diritto naturale – che, in quanto naturale, non
può non essere anche il diritto di tutti gli animali –
l'alternativa è il convenzionalismo degli stessi principi
costituzionali di uno Stato liberale, che avrebbero fondamento
unicamente sullo Stato. In tal caso non si può dire che esistano
“crimini contro l'umanità”, essendo anche la loro condanna una
pura convenzione. Il limite del diritto naturale di uno è il
diritto naturale di un altro alla sua autoconservazione. Se si
nega il diritto naturale si è nichilisti, se lo si limita alla
specie umana si è antropocentrici, cioè antiscientifici. I guasti
ambientali hanno la loro causa determinante nell'antropocentrismo,
che “fa violenza alla terra e la trascina nell'esaustione”, per
porla “sotto il dominio della volontà di volontà che rende
manifesta l'insensatezza dell'agire umano posto come assoluto”
(Heidegger, Saggi e
discorsi).
Nessun commento:
Posta un commento