martedì 7 marzo 2017

COME DIVENTARE ATEI: LEGGERE LA BIBBIA

Quarta di copertina  del libro  Scontro tra culture e metacultura scientifica: l'Occidente e il diritto naturale. Nelle sue radici greco-romano-cristiane. Non giudaiche e antislamiche 

Le radici dell'Occidente sono greco-romano-cristiane nel senso che la teologia cristiana non è fondata sulle Epistole di S. Paolo e sui Vangeli, che sono del tutto privi di tematiche teologiche, ma sul neoplatonismo, da cui il cristianesimo, contro il dio unico del giudaismo e dell'islamismo, privo del Verbo, cioè dell'Intelletto neoplatonico, ha tratto la stessa trinità, in cui ha sospinto il dio giudaico, recalcitrante, trasformandolo in Padre ma imponendogli il silenzio, facendo parlare unicamente il Figlio (il Verbo). La trinità fu traghettatrice della razionalità greca. Così si spiega il fatto che la scienza moderna sia potuta nascere solo nell'Europa cristiana, pur tra vari contrasti, cruenti e non cruenti. Ed è il cristianesimo che – recependo da Platone la legge naturale cosmica come fondamento  della legge naturale degli uomini – trasse da essa, inserendovi il diritto soggettivo e l'jus gentium del diritto romano – il diritto naturale inteso come diritto all'autoconservazione dell'individuo, quale si espresse soprattutto in S. Tomaso, in una concezione cosmocentrica, e non antropocentrica, della natura, pur nella prevalente concezione gerarchica di essa. E' pertanto falso che le radici dell'Europa siano giudaico-cristiane. Al giudaismo, come all'islamismo, è del tutto estraneo il concetto di diritto naturale. Per esso vale solo la volontà divina svincolata dalla ragione, perché nell'Antico Testamento – risultato di una plurisecolare elaborazione di miti o racconti mesopotamici ed egizi (come nel caso di Mosè, mai esistito), oltre che di una stratificazione di falsificazioni, come nell'attribuzione di profezie post eventum – non esiste la trinità, con il Verbo – l'Intelletto – che vincola la volontà del Padre (la potenza). Il sanguinario dio ebraico Jahweh, di origine pagana, ispiratore di tutti i descritti olocausti delle antiche popolazioni non ebraiche della Palestina – promosso per legge del re Giosia (fine VII secolo) a dio nazionale, sfrattando le altre divinità dal tempio-mattatoio di Gerusalemme, e divenuto dio unico nell'epoca giudaica (postesilica) – insofferente del suo silenzio dentro la trinità cristiana, si svincolò dal Verbo e riprese a parlare nel Corano, che aggiungendo il proselitismo - assente nel giudaismo – è la radice del terrorismo islamico e – tramite l'immigrazione – dell'odierna quarta invasione islamica dell'Europa, complici la cultura del multiculturalismo e l'ecumenismo interreligioso della Chiesa cattolica, preoccupata del secolarismo delle società occidentali e non dell'aumento in esse della presenza islamica. La razionalità scientifica dell'età moderna, inariditesi le radici cristiane, si è rivoltata contro lo stesso cristianesimo, liberandosi, con l'Illuminismo, da ogni tutela religiosa. La ragione scientifica ringrazia il cristianesimo e si accomiata da esso. Ma, paradossalmente, la rivoluzione scientifica del '600, pur decentrando astronomicamente la Terra, e perciò anche l'uomo, ha tradotto, nel giusnaturalismo, il diritto naturale, da diritto all'autoconservazione, in diritto della ragione, cioè della sola natura umana. Con Kant si ha l'apogeo del diritto naturale, e dopo di lui il suo declino nella filosofia, per il sopravvento dello storicismo e del convenzionalismo, che oggi celebrano la loro nefasta supremazia nel relativismo del multiculturalismo, arma da suicidio dell'Occidente, anche grazie all'ignoranza dei filosofi, per lo più di cultura umanistica e privi di conoscenze scientifiche.
Oggi, sulla base dell'ormai acquisita verità scientifica – metaculturale – della comune origine di tutte le forme di vita e della mancanza di finalismo nell'evoluzione biologica, che esclude un progetto divino della natura, si impone la necessità di non concepire più il diritto naturale come diritto della sola natura umana, ma come riflesso di una legge naturale quale fu concepita dai presocratici (tra cui Anassimandro, Pitagora, Parmenide, Eraclito, Empedocle e Democrito), e poi da Platone e dai neoplatonici. Pertanto è necessario arrivare ad una rivoluzione copernicana nell'ambito del diritto per superare la retorica umanistica e antropocentrica, cioè antiscientifica, del discorso sui valori morali, che hanno fatto il loro tempo, non potendo essere la morale fondamento del diritto. Le concezioni morali, tutte culturali, appartengono alla sfera privata del sentimento – religioso o non – tollerabili quando non siano in contrasto con il diritto naturale, metaculturale. Se si nega il diritto naturale – che, in quanto naturale, non può non essere anche il diritto di tutti gli animali – l'alternativa è il convenzionalismo degli stessi principi costituzionali di uno Stato liberale, che avrebbero fondamento unicamente sullo Stato. In tal caso non si può dire che esistano “crimini contro l'umanità”, essendo anche la loro condanna una pura convenzione. Il limite del diritto naturale di uno è il diritto naturale di un altro alla sua autoconservazione. Se si nega il diritto naturale si è nichilisti, se lo si limita alla specie umana si è antropocentrici, cioè antiscientifici. I guasti ambientali hanno la loro causa determinante nell'antropocentrismo, che “fa violenza alla terra e la trascina nell'esaustione”, per porla “sotto il dominio della volontà di volontà che rende manifesta l'insensatezza dell'agire umano posto come assoluto” (Heidegger, Saggi e discorsi).            

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