lunedì 31 maggio 2021

LE ULTIME CRETINATE DEL MATTARELLO

Ha detto che non si può non essere contro la mafia altrimenti se ne è complici. Ha scoperto l'acqua calda. Ha detto inoltre che tutti i cittadini sono le Istituzioni. Che cretinata è questa? I cittadini subiscono le Istituzioni perché non  ne sono partecipi. Si consideri per esempio la magistratura. Quale cittadino oserebbe dire da cretino che si sente rappresentato da giudici che non  rispondono mai dei loro errori nemmeno quando la legge (lettera morta) sui "Provvedimenti disciplinari" prevede la sanzione per sentenze dettate da "ignoranza o vizi logici inescusabili"? I giudici non pagano mai di tasca propria. Gli esami quadriennali sono una buffonata perché consistono nell'esame delle sentenze che lo stesso esaminando presenta. E naturalmente presenta solo quelle non riformate. Conclusione: tutti promossi. I corvi tra loro non si mangiano. Bisogna abolire nelle sentenze civili e penali la scritta "In nome del polo italiano". E' una scritta scriteriata e scandalosa. Come si può coinvolgere il popolo italiano in una sentenza? Come se fosse il popolo italiano responsabile anche tutti i gravi errori compresi nelle sentenze. Di questo non ha tenuto conto il Mattarello, l'abusivo del Quirinale perché eletto in una precedente legislatura da una maggioranza risultata inesistente nella successiva legislatura. Bisogna riformare la giustizia e anche l'elezione del presidente della Repubblica con una riforma costituzionale. Il presidente della Repubblica deve essere eletto dal popolo diminuendo la durata della sua carica riducendola a 5 anni. In alternativa, l'attuale elezione del presidente della Repubblica da parte del parlamento dovrebbe far coincidere la sua durata con la durata della legislatura perché non rimanga in carica pur non esistendo più la maggioranza che lo ha eletto a causa della fine normale dei 5 anni della legislatura. E in caso di elezioni anticipate il presidente della Repubblica dovrebbe decadere dalla sua carica per evitare che egli rimanga in carica nonostante una nuova e diversa composizione del parlamento che non ne confermi la carica.                

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