Il
cristianesimo conserverà con Il Verbo
il vincolo razionale della creazione divina, per cui, anche per il
cristiano conoscere la natura significherà conoscere la
razionalità divina.
Dal
momento in cui, al contrario, il dio ebraico si presentava come
creatore, non soltanto della natura, ma anche della ragione, cioè
della sapienza, in funzione della creazione del mondo, si palesava
subito il pericolo che la ragione della natura, e con essa quella
dell’uomo, fosse derivata dall’arbitrio della volontà del
dio creatore, che, in quanto onnipotente, doveva ritenersi fondamento
anche della ragione, cioè ragione della ragione, e perciò
non vincolato da alcunché. La sua potenza ab-soluta
(libera da ogni limite), essendo infinite possibilità, non ha
alcunché di fronte a sé, nemmeno la ragione, che egli
trascende. Da qui la svalutazione della conoscenza scientifica, che
non ci può dare la conoscenza di Dio, perché egli
trascende la sapienza - e dunque anche razionalità della
natura che da essa deriva – perché anche la sapienza è
una creazione della volontà arbitraria di dio.
Questo spiega perché
gli ebrei non abbiano dato alcun contributo al progresso della
conoscenza scientifica nell’antichità. Essi, fanaticamente
religiosi, identificavano la sapienza con la conoscenza del loro dio,
risultando pertanto nulli in fatto di contributi al progresso della
conoscenza. Nessuna idea scientifica ci è provenuta dalla loro
antichità. Nessuna. Purtroppo, in compenso, ci hanno lasciato
tutto il negativo del loro dio. Un dio rozzo fatto a somiglianza
della loro rozzezza. Ciò spiega perché tutti gli
scienziati e filosofi ebrei dell’età moderna e contemporanea
siano stati atei. Esempio massimo nella filosofia Spinoza, nella
scienza Einstein.
E questo spiega anche perché
nessuna scoperta scientifica sia provenuta e possa provenire dal
mondo islamico, che ha ereditato il dio della Torah, a cui si
richiama il Corano. Un dio che agisce per puro arbitrio, non
vincolato da una ragione che sia espressione della sua essenza,
essendo, al contrario, la ragione una creazione dell’arbitrio di
dio.Di modo che, conoscendo il mondo, non si conosce dio.Per la
ragione classica dei filosofi greci, ereditata dal cristianesimo,
conoscendo il mondo si conosce anche Dio. Questa è la
differenza enorme tra cristianesimo, da una parte, ed ebraismo ed
islamismo dall’altra. 1
Le radici del diritto
naturale sono greco-romano-cristiane. Le radici della scienza sono
greco-cristiane. E’ quanto anche un ateo deve riconoscere nella sua
obiettività storica, pur non ignorando le dispute teologiche,
con le conseguenti traversie, che la scienza moderna ha dovuto
sopportare, ma non tanto a causa del cristianesimo, quanto della
Torah .Perché, quando non
si trattò degli “eretici che negavano la trinità, fu
soltanto la Torah, con il Genesi,
ad essere all’origine delle persecuzioni religiose.
Galileo,
distinguendo l’intelletto divino da quello umano, spiegò che
il primo si distingueva estensivamente,
per il maggior numero di intelligibili. “Ma pigliando l’intendere
intensive…dico che l’intelletto umano ne intende alcune così
perfettamente, e ne ha così assoluta certezza, quanto se
n’abbia l’istessa natura: e tali sono le scienze matematiche
pure..delle quali l’intelletto divino ne sa bene infinite
proposizioni di più, perché le sa tutte, ma di quelle
poche intese dall’intelletto umano credo che la cognizione agguagli
la divina nella certezza obiettiva” (Dialogo sopra i Massimi
Sistemi, II giornata). Scrive
Garin: “La radice di queste affermazioni si trova tutta in quella
concezione che era stata di Leonardo e di Cusano,2e
di tutto il platonismo fiorentino: che Dio è geometra e ha
composto l’universo numero, pondere et mensura….Fede,
dunque, in un accordo originario fra mente, natura e Dio; tre forme
di razionalità strettamente connesse: natura e uomo, in quanto
espressioni della somma ragione divina, sono di quella l’incarnazione
evidente e concorde. Che Dio abbia operato in forma irrazionale, o al
di là di ogni razionalità, è escluso…Non c’è
perciò la possibilità (per Galileo) che Dio abbia
operato oltre ragione…Il platonismo cristiano, affine a quello di
Marsilio Ficino e del Pico Della Mirandola (della Accademia platonica
di Firenze nel ‘400) continuerà ad affiorare nella scuola
galileiana anche quando si verrà accentuando la tendenza
meccanicistica fin quasi a sconfinare nel materialismo…3Ed
è interessante notare come Lorenzo Magalotti, il segretario
dell’Accademia del Cimento…nelle Lettere familiari,
ove polemizza contro gli atei e i materialisti…riaffermi la
posizione galileiana:
“La nostra intelligenza della verità è una perfezione in noi, e questa non disdice a Dio né occorre levargliela…Il nostro modo d’intendere una verità geometrica di passo in passo…sarebbe un’imperfezione in Dio, a cui intanto è perfezione l’intenderla in quanto Ei l’intende in istante...”( Lett.,
I, 26). Il Magalotti…affermava di indignarsi soprattutto quando
taluno gli diceva: “io
veggo la natura e non veggo Dio…”
4.
“La nostra intelligenza della verità è una perfezione in noi, e questa non disdice a Dio né occorre levargliela…Il nostro modo d’intendere una verità geometrica di passo in passo…sarebbe un’imperfezione in Dio, a cui intanto è perfezione l’intenderla in quanto Ei l’intende in istante...”
Si
può dire che la trinità cristiana è stata il
rifugio della razionalità in Occidente, traghettata dal
Medioevo all’età moderna anche nella “fede” nella
conoscenza scientifica, sino a quando questa si è accorta di
non avere più bisogno di Dio, divenuto prima, nella scienza
del ‘600, un inutile cappello metafisico, e poi nelle discipline
biologiche, in merito alla spiegazione evoluzionoistica della vita,
anche un ostacolo. La scienza ringrazia il Demiurgo di Platone e il
Dio cristiano per averle dato in eredità la razionalità,
ma si congeda da essi conservando la razionalità.
1
“Se Allah volesse, gli idolatri non farebbero questo. Lasciali
dunque alle loro menzogne… E se essi testimoniano, tu non
testimoniare con essi”(Sura VI). “Immunità da parte di
Allah e del Suo Messaggero per quegli idolatri coi quali abbiate
stretto un patto e che in nulla hanno mancato contro di voi” (Sura
IX). Questo atteggiamento contraddittorio è tuttavia conforme
alla contraddizione insanabile che pervade tutto il Corano, tra il
continuo e ossessivo proferire anatemi, sino alla paranoia, contro i
non credenti (nell’islam), che presupporrebbe una volontà
libera di non adesione, e l’attribuzione ad Allah, per via della sua
onnipotenza, di ogni decisione umana, per cui è Allah stesso
che travia il malvagio destinandolo alla dannazione eterna.
Da
una parte si invita il credente alle opere di bene, gradite ad Allah,
dall’altra si dice: “Non sei tu, o Maometto, che devi guidarli,
ma è Allah che guida chi vuole” (Sura II). E ancora: “ Egli
dà la grazia a chi vuole”. Ma subito dopo, quasi la fede
dipendesse da una libera adesione, si aggiunge: “Come può
mai Allah guidare degli uomini che hanno respinto la Fede…?”. Ma
in contraddizione con ciò si dice ancora: “Tu (Maometto)
non v’hai alcuna parte, sia che Allah perdoni gli iniqui, sia che li
punisca” (Sura III). “Gli ipocriti cercano di ingannare Allah,
mentre è Allah che li sta ingannando…chi Allah svia, non
troveresti per lui via di salute” (Sura IV) . “Egli perdona
chi vuole e tormenta chi vuole… Chi Allah vuole confondere, tu non
potrai nulla per lui presso Allah. Sono esseri i cuori dei quali Allah non ha voluto purificare: essi avranno in questo mondo ignominia e
nell’altro tormento immenso” (Sura V). “Anche se avessimo
loro mandato gli angeli, o parlassero loro i morti, e se avessero
radunato al loro cospetto tutte le cose a schiera a schiera, non
crederebbero se non in tanto in quanto Allah voglia. Ma i più
ignorano questo…Chi Allah vuole perde, e chi Allah vuole pone sulla
retta via” (Sura VI). “Non ci capiterà che quel che Allah ha decretato per noi” (Sura IX). “Nessun’anima può
credere se non col permesso di Dio, ed Egli porrà la sua
abominazione su quelli che non comprendono” (Sura X). “Colui che
Allah travia, nessuno più lo guida” (Sura XIII). “Allah è
su tutte le cose potente! Punisce chi vuole e fa grazia a chi
vuole” (Sura XXIX). E tuttavia, nuovamente in contraddizione con
il fatto che è Allah a stabilire se ognuno farà il bene
o il male si dice: “Ognuno sarà compensato in gradi diversi
per quel che avrà fatto” (Sura VI). Il che presupporrebbe
una libera volontà di scelta, che sostanzialmente, nel
complesso, viene contraddetta dal fatto che Allah, onnipotente, non
può dipendere dalla volontà dell’uomo nella sua
decisione di premiare o di condannare, di perdonare o non perdonare.
Ma allora anche la Fede dovrebbe risultare inutile, altrimenti Allah dipenderebbe dalla Fede. La contraddizione si trova anche
internamente ad uno stesso brano: “Chi è che vi preserverà
da Allah, sia che Egli vi voglia fare del male o voglia fare atto di
grazia? Quelli non credono, e Allah renderà vane le loro opere,
cosa, questa facile ad Allah” (Sura XXXIII)”. Da una parte Allah è
libero nella sua decisione di dannare o di graziare l’uomo,
dall’altra richiede la fede perché siano valide le opere
umane. E tuttavia ogni Sura si apre con l’espressione “nel nome
di Allah clemente misericordioso”, che è tale, però,
a condizione che uno si penta e si converta. Ma non è questo
l’aspetto più scandaloso del Corano, comune, d’altra
parte, all’irrazionalità della dottrina della
predestinazione di Agostino (su cui si basa la Riforma luterana e
calvinista, al contrario della teologia ufficiale della Chiesa
cattolica, ispirantesi al razionalismo aristotelico di S. Tomaso,
per cui vale la priorità delle opere sulla grazia), quanto
quello di avere promosso e giustificato una guerra, chiamata santa
dall’Islam, contro altre religioni, o contro gli atei, pur sulla
base di una dichiarata inutilità delle opere, da cui dovrebbe
conseguire anche l’inutilità della stessa guerra santa.
L’irrazionalità estrema si esprime nell’affermazione che
Allah, onnipotente, avrebbe potuto scegliere come profeta anche una
pietra (Sura XXXIX). Si può commentare dicendo che sarebbe
stato meglio per tutta l’umanità.
2
Nicola Cusano (nato a Cues, in Germania, vissuto tra il 14001 e il
1466) fu un importante filosofo, cardinale e delegato del papa al
concilio di Basilea. Fu ammirato da Giordano Bruno, che lo chiama il
“divino Cusano”, per essere giunto, sulla base di sole
considerazioni matematiche, a ritenere indefinito l’universo e a
negare la centralità della Terra.
3
Per questo ribadiamo la nostra tesi che il cristianesimo, per
l’identificazione della razionalità della natura con la
razionalità divina (nel Verbo di Dio) ha potuto servire
anche come scala per arrivare al materialismo.
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