giovedì 26 settembre 2019

L'INFINITO DI LEOPARDI OLTRAGGIATO DAL DISONESTO MATTARELLA

L'abusivo del Quirinale Mattarella visitando il famoso colle della poesia L'infinito non poteva perdere l'occasione di politicizzare Leopardi per dire stronzate di sinistra. Ha distinto tra confine e limite dicendo che, nonostante i confini, vi sono dei limiti che sono tali perché possono essere superati. Come dire che non possono essere posti dei limiti ai confini. Ma l'infinito di Leopardi non usa né il termine confine né quello di limite. Si trova l'espressione "interminati spazi" oltre la siepe. L'uomo non può avere un concetto dell'infinito perché esso trascende la comprensibilità del finito intelletto umano. Esso può soltanto immaginarlo e non concepirlo. Distinzione fondamentale. Leopardi scrive di "interminati spazi" perché può immaginare l'infinito ("io nel pensier mi fingo") solo tramite il finito, andando sempre ogni termine. Si tratta dunque di un infinito dedotto da una infinità di termini. E Leopardi aggiunge l'infinito nello spazio all'infinito nel tempo: "e mi sovvien l'eterno, e le morti stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei". Come la siepe è il limite come mezzo per superarlo nell'infinito ("che nel pensier mi fingo") così la stagione presente è il mezzo per superarla in una infinità di stagioni. 
Nell'antichità era impossibile concepire un infinito fisico attuale dato il sistema astronomico che prevedeva un universo finito (tranne in alcuni filosofi presocratici come Anassimandro ed Eraclito, e più tardi Epicuro). Ma già nel vituperato Medievo il vescovo di Parigi Stefano Tempier aveva affisso nel 1277 (tre anni dopo la morte di S. Tomaso) 219 tesi contro la filosofia aristotelica e alcune proposizioni di S. Tomaso dicendo che l'universo non poteva considerarsi finito perché Dio, se onnipotente, non poteva essersi limitato a creare un universo finito. Si noti che il vescovo di Parigi Nicola di Oresme, allievo di Buridano e versato in tutte le discipline scientifiche  del suo tempo, nel Traité du ciel et du monde, scritto nel 1377, con un ragionamento puramente logico aveva introdotto la rotazione della Terra intorno al suo asse ritenendo che fosse logicamente più comprensibile che fosse la Terra a girare su stessa piuttosto che il cielo delle stesse fisse. A rinforzare la sua tesi si domandava perché un proiettile sparato verticalmente ricadesse sullo stesso punto. Evidentemente il proiettile partecipava anch'esso del movimento rotatorio dellaTerra. Ancora Copernico e Galileo, Keplero e Newton concepivano un universo finito. Eppure già prima di Newton Cartesio aveva concepito un universo infinito. Aristotele concepiva solo un infinito potenziale data dalla possibilità di dividere all'infinito un segmento finito. Come nell'analisi infinitesimale della matematica moderna di cui giustamente è ritenuto promotore Leibniz, nonostante la famosa disputa storica tra Newton e Leibniz circa la paternità di essa. Comunque, la simbologia dell'infinito nell'analisi infinitesimale (differenziale e integrale) è tratta da Leibniz, che, al contrario di Newton, concepì un infinito anche fisico. Notare che Einstein non riuscì a concepire un universo infinito e introdusse una costante cosmologica λ (lambda) come forza di repulsione perché pensava che l'universo altrimenti sarebbe collassato su se stesso a causa della forza contraria della gravitazione universale. Quando l'astronomo Georges Edouard Lemaître (gesuita belga) scoprì che l'universo era in espansione Einstein riconobbe che il suo era stato il grande errore della sua vita. Ma questo errore diventò un ulteriore vittoria di Einstein quando Lemaître giustificò l'espansione illimitata dell'universo proprio sulla base della forza di repulsione che aveva introdotto Einstein.   
Tornando a Leopardi. 
 
L'abusivo del Quirinale ha tratto spunto da L'infinito per politicizzare il "termine" sostituendolo con "limite", per arrivare alla conclusione che bisogna superare i limiti di uno Stato aprendosi ad altri. Come dire che un popolo deve essere accogliente nei riguardi di altri popoli. Non si poteva oltraggiare maggiormente il pensiero di Leopardi trasformando la più famosa poesia di Leopardi in una propaganda politica. Quando questo disonesto lascerà la poltrona che egli occupa abusivamente sarà sempre troppo tardi.     

Vi è qualcuno che ha avuto sempre il tormento del tempo finito e della morte  ("delle morti stagioni") arrivando a viverlo in due poesie che riporto evidenziando una brevissima pausa tra una riga e l'altra. Lascio ai lettori indovinare il nome dell'autore.

Udir lento e pesante
strider di ferro un uscio
e l'ultima luce 
strozzarsi di dentro. 
Come sentir 
di dentro a me oscuro 
richiudersi
il tempo che trascino. 

Il vento freddo d'autunno
che striscia pesante
come il riassunto di un anno.
Eco dei giorni già spenti
sepolti dal nulla. 
Tormento del tempo in cui par
che il mio sguardi s'annebbi
ed ognora s'oscuri.     

2 commenti:

bambilu ha detto...

stendipasta NON lo deve neanche "nominare" Leopardi ! Ho dovuto faticare un po' per sapere l'autore della poesia in calce al suo scritto...Complimenti bella poesia per un 27enne...

Pietro Melis ha detto...

A Bambilu: come ha fatto a saperlo? Forse l'avevo scritto in un altro post che non ricordo?