lunedì 18 gennaio 2021

CARL SCHMITT E LA SUA CONTRADDITTORIA CONCEZIONE DEL DIRITTO

Sto cercando di aggiustare una pagina del mio testo intitolato Scienza, filosofia e teologia. Che cos'è veramente il diritto naturale.  

Carl Schmitt (Il nomos della Terra) osserva che nel Medievo la guerra era giustificata sulla base di una justa causa volta a punire l'ingiustizia sulla base del potere morale della Chiesa, che criminalizzava i suoi nemici. Con lo Stato moderno la contesa tra Stati diventa secondo Schmitt diritto alla guerra (jus ad bellum) in cui il nemico non viene più criminalizzato in base ad una giusta causa fondata su una pretesa superiorità morale, quella della Chiesa, diventando la guerra, come nell'antichità, una contesa tra Stati in cui il nemico è sempre un justus hostis, un nemico giusto, indipendentemente dalle cause specifiche della guerra. Il nemico diventa per Schmitt soltanto un giusto concorrente sul piano del diritto e la guerra uno strumento per sanare la conflittualità giuridica. Ma Schmitt non ha considerato che ciò è avvenuto in contrasto con il pensiero politico dei filosofi giusnaturalisti quali Samuel Pufendorf (De jure naturae et gentium), Ugo Grozio (De iure belli ac pacis). La mancanza del riferimento al diritto naturale, inteso come diritto all'autoconservazione (come in S. Tomaso), sostituito dal diritto della ragione, fu la causa che portò paradossalmente a considerare il nemico soltanto un giusto concorrente sul piano del diritto. Schmitt non ha considerato che proprio nell'età moderna si ha il predominio del diritto del diritto naturale, inteso però come diritto della ragione, cioè della sola natura umana. Nell'età moderna il diritto naturale perde la sua connotazione naturalistica per radicarsi nella nella sola natura umana perché mediato dal concetto di libertà morale, diventando pertando diritto morale.

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