giovedì 14 gennaio 2021

I RISTORANTI FATELI FALLIRE

I proprietari e i loro dipendenti hanno sbagliato mestiere. I ristoranti sono inessenziali e anche nocivi perché vanno incontro al desiderio degli imbecilli di soddisfare il palato e non la salute. Anche i bar solo inessenziali. Un caffé costa un euro mentre in casa costa pochi centesimi. L'unica cosa che possono pretendere è di non pagare le tasse data la chiusura del locale per mancanza di profitto. Ma questa è una considerazione che deve valere in generale. Vi sono molti locali chiusi o perché il proprietario è in attesa di utilizzarlo per una certa attività commeciale o perché è in attesa di venderlo o di affittarlo . Orbene, se il locale è chiuso è evidente che non produce reddito. Se è vero che in base all'art. 53 della Costituzione "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività" occorre allora uno sciopero fiscale di tutti coloro che sono proprietari di immobili che non producono reddito, compresi i terreni. Se lo Stato vampiro non lo capisce deve capirlo qualche giudice che abbia cervello a cui i proprietari dei locali chiusi,  riuniuti in una class action, dovrebbero rivolgersi perché sollevi l'eccezione di incostituzionalità della pretesa dello Stato di tassare un immobile che non dà reddito. Purtroppo al singolo cittadino o ad una associazione di cittadini non è permesso di rivolgersi direttamente alla Corte costituzionale perché è necessario che l'eccezione di anticostituzionalità di una legge passi attraverso la decisione di un giudice che sia disposto ad accogliere l'eccezione. Ma batti e ribatti vi sarà alla fine un giudice a Berlino, come disse un mugnaio protestando contro le pretese di un nobile che aveva deviato le acque che alimentavano il mulino e che aveva corrotto i giudici per avere ragione. Sino a quando Federico II di Prussia, visti gli atti del giudizio, annullò gli atti e fece imprigionare i giudici. Ma vi saranno dei giudici nella Corte costituzionale? Da notare la "furbizia" di questi parrucconi che eleggono sempre come presidente il più anziano e non quello che abbia più meriti. Il presidente, essendo il più anziano, dura in carica sempre per poco tempo, anche per pochi mesi, in modo che possa andare in pensione con una retribuzione maggiore, e così a ciclo diventano tutti presidenti per avere una pensione maggiore. E questi avrebbero la pretesa di essere i garanti maggiori della giustizia? Ma per carità!     

27 nov 2018 — 'Ci sarà pure un giudice a Berlino' è una famosa frase che indica la speranza in una giustizia imparziale. In molti la attribuiscono a Bertolt ...
 
Diversa, e non documentata, è la storia come è raccontata in 
19 ott 2017 — L'espressione "Ci sarà pure un giudice a Berlino" oppure "Esiste, dunque, un giudice a Berlino" è stata mutuata da un'opera di Bertold Brecht ...   

11 commenti:

marcorighi1979@gmail.com ha detto...

l'attività di ristorazione, sia essa bar o ristorante, è diffusa in italia perché è sempre stata un ripiego per coloro che non hanno troppa voglia di studiare. quindi la radice del problema va cercata altrove. forse nel nostro sistema di istruzione. perché abbiamo solo il venti per cento di laureati contro una media europea del 50 ? allora non lamentaliamoci che il figlio che non ha studiato vada a fare il barista, avendo come modello cannavacciuolo o peggio quell'altro chef grasso di cui adesso mi sfugge il nome.

Pietro Melis ha detto...

Si tratta di quella massa di lardo di Gianfranco Vissani, la peggiore pubblicità dei ristoranti. Caro Marco, ha ragione, chi non sa fare un cazzo nella vita fa, quanto meno, il pizzaiolo. Le TV sono inflazionate da trasmissioni di cucina che vanno a danno della salute con i loro elaborati complicati.

ambrogio negri ha detto...

Senza contare i milioni di lavoratori, operatori sanitari, ricoverati in ospedali e residenze sanitarie, studenti, forze dell’ordine e altri che possono consumare pasti fuori casa grazie a decine di migliaia di “vivandieri”, io ho viaggiato molto per lavoro ed anche per turismo, sia di relax che culturale.
Ho trovato, pertanto, assai confortevole trovare alberghi, ristoranti, pizzerie e bar dove appagare i primordiali bisogni di sostentamento.
Ancora oggi trovo gradevole andare al ristorante, in pizzeria e, ante Covid, fermarmi al bar durante la passeggiata con il mio cane, sedermi fuori quando il tempo lo permette, e fare qualche chiacchiera con amici. Si chiama socializzazione.
Sono molto grato a chi, anche se non laureato, mi consente di soddisfare queste volgari abitudini. Non mi importa se il caffè costa più che farlo a casa.
Se mi è lecito chiederlo, voi non vi siete mai allontanati per qualche tempo dal vostro domicilio? Se sì, vi siete portati appresso tenda, sacco a pelo e vettovaglie?
Quello che è “buono” individualmente non sempre corrisponde al buono universale.
Cordiali saluti

Pietro Melis ha detto...

Sta confermando che frequentare ristoranti e bar sono un puro divertimento. Per coloro che per ragioni di lavoro sono costretti a mangiare fuori casa bastano gli alberghi e le pensioni attrezzate con cucina per i soli clienti. Gli ospedali non commissionano i pasti ai ristoranti ma a delle cucine appositamente convenzionate con gli ospedali.In questo periodo bisogna scegliere tra i ristoranti e la salute. Se lei trova "gradeviole" mangiare in un ristorante e fare colazione in un bar conferma che ciò che è gradevole non è necessario. Se vuole rovinarsi la salute nei ristoranti faccia pure. Anche nei supermarket è possibile rifornirsi di pasti caldi. E se per ragioni di lavoro dovessi mangiare fuori casa preferirei comprare dei cibi in un market e sedermi comodamente in una panchina senza dare soldi a gente che sfrutta gente come lei facendo pagare cifre esose. Sono d'accordo con Marco Righi.

ambrogio negri ha detto...

Dunque lei è convinto che in un supermarket la cucina sia più sana che in un ristorante e mangiare su una panchina, magari a gennaio a Stoccolma, sia più salutare che stare seduto al caldo. Non sta a me giudicare, ma lo trovo piuttosto improbabile.
Tante cose non sono necessarie e sono convinto che anche lei ne faccia.
Cordiali saluti

Pietro Melis ha detto...

In un market si compra ciò che si vuole. Se uno preferisce comprare cose che fanno male alla salute sono affari suoi. Le rare volte in cui sono stato costretto a mangiare in ristorante trovandomi in compagnia ho sempre dovuto raccomandare al cameriere di dire al cuoco di non mettere SALE nell'acqua dove avrebbe cotto la pasta perché il sale è MICIDIALE per le arterie. Fa aumentare la pressione e col tempo può provocare un ictus. Nei market mia moglie compra cose che non abbiano mai aggiunta di sale. Sono vegetariano da quando avevo 10 anni e negli ultimi anni sono diventato quasi vegano. Pertanto io ho un motivo in più per stare lontano dai ristoranti. Sono nocivi alla salute. Vuole accorciarsi la vita? Faccia pure. Non arriverebbe alla mia età.

marcorighi1979@gmail.com ha detto...

intervengo nuovamente nella discussione perché ho visto che si è "accesa". non ho mai considerato il ristorante o il bar come un lavoro di serie b. so che come tanti altri lavori richiede il suo impegno. sul fatto che non sia necessario, beh, diciamo che non è una necessità primaria. ma a questo ci è arrivato anche il nostro governo. quello che mi da fastidio e che ritengo in una qualche misura anche offensivo, sono coloro che, privi di umiltà, gestendo un ristorante si atteggiano da grandi chef. lavoro che, con tutto il rispetto, non richiede una laurea. in questo senso ne parlavo. spero di aver chiarito.

Pietro Melis ha detto...

Mi ricordo di un padre che disse al figlio: se vuoi avere successo nella vita studia moltissimo, altrimenti datti alla poilitica. Parafrasando direi: studia moltissimo altrimenti apriti un bar o un ristorante.

ambrogio negri ha detto...

Come chiunque, potrei morire nei prossimi minuti. Che età abbia lei esattamente non lo so (credo 82), io ho una sorella di 83 anni, un fratello di 82 anni, una sorella di 79 anni e una di 73 anni. Gli ultimi tre vivono a Milano, perciò le lascio immaginare la salubrità dell’atmosfera, mentre la prima vive a Novara, un po’ meno peggio. Io ho 76 anni e vivo da quasi trenta anni nelle Marche. I miei fratelli mangiano di tutto mentre io sono vegetariano da quasi quaranta anni, ma non ho ancora bisticciato con il sale e non intendo farlo, per ora.
Quando intervistano in TV qualche centenario, questi svela il segreto della sua longevità quasi sempre individuandolo in qualche miracolosa ricetta. Di recente, tre sorelle nubili e conviventi in un paesino delle Marche, tutte avendo superato i cento anni, hanno attribuito il merito ad una tipica colazione locale: fette di pane raffermo intinte nell’uovo sbattuto e fritte.
Un tizio che, dopo avere elencato i suoi comportamenti virtuosi, chiese ad un medico quanti anni avrebbe potuto vivere ancora, si sentì rispondere: Che campi a fare?
Anche io e i miei fratelli abbiamo qualche problema di salute, ma nel suo blog ho letto che pure lei non è immune da disturbi, malgrado la sua dieta.
Scherzi a parte, mi piace la sicurezza che lei mette in tutte le sue convinzioni, ma deve riconoscere che la longevità non è legata solo alla dieta.
Cordiali saluti

Pietro Melis ha detto...

A pensar male si fa peccato ma qualche volta ci si azzecca. Mi riferisco alla mia età. Da tutti gli esami medici fatti in marzo in laboratorio risultano nella norma tutti i valori. Pressione 70-120. Soffro purtroppo di un'ernia del disco. Da un mini intervento con il laser fatto nel novembre del 2019 per ridurre la compressione del disco tra le vertebre L4 e L5 sul forame da cui partono i nervi della gamba destra (impedendone lo scorrimento) è servito a nulla. Sto aspettando una visita di un altro neurochirurgo che riprende le visite dopo aver chiuso l'ambulatorio perché un suo paziente era risultato positivo al maledetto Covid. Alla faccia della masnada dei folli negazionisti. Sono risultato negativo al test sierologico e dopo al tampone. Quanto all'età a cui si può arrivare ciò, si sa, dipende dall'ereditarietà dei geni ma anche dallo stile di vita. A Prezzolini domandarono come avesse fatto a raggiungere i 100 anni. Rispose: mi sono scelto i genitori giusti.

RIC ha detto...

sono convinto che la diatriba si e' spostata in strade che si perdono nel buio.
Personalmete ho nulla contro i ristoranti che con attenzione e modestia offrono un ristoro achi per qualsiasi motivo se ne serve. Ho una certa predilizione per i ristoranti in Francia dove la concorrenza e la ricerca della soddisfazione del cliente si prodigano in piatti e menu' degni di rispetto . L' attenzione che dedicano alla completezza del pasto li distingue enormemente dalla pessima interpretazione della cucina italiana. Ho una specie di idiosincrasia sulle pizzerie italiane dove ad ognirichiesta di spiegazione su un prodotto ( al 90 % ) non
in sincronia fra digeribilita' , sapore e cotture incomprensibili , la risposta e' generamente scontata, del tipo ...ma lei sa cosa e' una pizza ? . detesto i cuochi che fanno soldi a palate dietro il video , come detesto " i 4 ristoranti " che si scambiano accuse premeditate , ma nell' essenza lo scopo e' far accettare come regola che 4 persone debbano pagare 180 euro come media...
sul resto accetto benissimo la contestazione generale del prof , Melis ma sinceramente non riscirei a mangiare seduto su una panchina un qualsiasi prodotto comperato al supermercato..pero' nell insieme la invidio lei che ci risce--