venerdì 26 marzo 2021

DANTE FU POLITICAMENTE UN INETTO

Che cosa gli sarebbe costato astenersi dalla politica o, quanto meno, appartenere al partito dei guelfi neri invece di rimanere tra i guelfi bianchi che  furono costretti all'esilio dai guelfi neri? La distinzione tra guelfi bianchi (sostenitori solo a parole della supremazia del papato) e guelfi neri (aperti sostenitori della supremazia del papato contro quella dell'imperatore, sostenuto dai ghibellini, cacciati da Firenze dai guelfi (sia neri che bianchi) nascondeva di fatto una lotta tra i potentati di famiglie avverse in Firenze. L'inetto Dante, invece di occuparsi solo della scrittura, non rinunciò a ricoprire cariche politiche. Nella sua vita non ebbe alcun mestiere. Visse di rendita anche grazie al fratello. Esiliato dai guelfi neri fu costretto a passare il resto della vita facendosi ospitare da varie famiglie nobili. "Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale" (Par. canto XVII). Con vergognosa plageria si sdebitò facendo nel Paradiso l'elogio dei suoi protettori (per lo più ghibellini) da cui veniva mantenuto. Indipendentemente dai loro meriti. Mentre per odio preparò un posto nell'Inferno per il papa Bonifacio VIII ancora in vita per il fatto che era stato sostenitore dei guelfi neri che avevano cacciato da Firenze i guelfi bianchi.   

E durante questo esilio scrisse quella pallosa Comedia a cui Boccaccio aggiunse l'aggettivo Divina. Ingiustamente è considerato padre della lingua italiana. In realtà egli impiegò la lingua della "Scuola siciliana", che fiorì durante l'imperatore Federico II di Svevia.        
 
Chi potrebbe negare che Leopardi fu superiore a Dante in fatto di vera poesia? Basterebbe L'infinito per seppellire tutta la Comedia di Dante.

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