mercoledì 25 novembre 2015

SBARRARE PER SEMPRE L'INGRESSO DELLA TURCHIA IN EUROPA

Dal mio libro Scontro tra culture e metacultura scientifica (2005)

Il parlamento europeo, pur contro la volontà del partito di maggioranza assoluta dei non votanti, a cui appartiene chi scrive, ha confermato l’immagine di un’Europa burocratica[1] e senza anima, pacifista a senso unico e senza esercito, che ha voluto rinunciare a far valere il riferimento storico alle origini greco-romano-cristiane del diritto naturale piegandosi, nella stesura della Costituzione,[2] ad un compromesso 1) con il multiculturalismo laicistico; 2) con la potente presenza, pur trascurabile quantitativamente, degli ebrei, che non potevano ammettere un riferimento alle origini cristiane dell'Europa; 3) con la diffusa presenza di islamici in Europa, dimenticando che l’Islam, nemico dello Stato laico, nella storia europea rappresentò sempre un corpo culturalmente estraneo, prima a causa dell’invasione araba, poi a causa dell’invasione turca dell’Europa, che ancor oggi ne subisce le conseguenze con la presenza di una popolazione mussulmana nei balcani, e oggi a causa dell’immigrazione, mentre la Turchia ringrazia l’Europa, nel suo aspirare a diventarne parte, per averle offerto un pasticcio di Costituzione che le consentirà di invadere nuovamente l’Europa, facendosi ponte dell’islamismo internazionale e del terrorismo. Il frutto di ciò è la formula contenente un vago, confuso e pericoloso riferimento ad una “cultura umanistica e religiosa” dell’Europa, buona anche per l’Islam, che si vede riconosciuto in tal modo il “merito” storico di avere invaso l’Europa sino alle porte di Vienna e di avere posto termine, con la conquista di Costantinopoli (1453) - trasformando tutte le chiese in moschee - all’impero greco-cristiano di Bisanzio, erede dell’impero romano d’Oriente.[3] E’ augurabile che gli Stati dell’“Unione Europea” non vengano singolarmente defraudati della necessaria ratifica referendaria di una farsa di Costituzione europea, in modo che il suo certificato di nascita del 18 giugno 2004 trovi presto il suo certificato di morte.[4] Ed è augurabile che l’Austria, non dimentica di essere stata l’ultimo baluardo contro l’invasione turca, non desista dall’opporsi all’ingresso della Turchia in Europa. L’Europa si trova oggi sequestrata da una banda di burocrati dittatori che decidono come se i popoli non esistessero. Nella loro follia credono che basti una Costituzione turca che salvi la facciata per cancellare una società turca che rimane culturalmente islamica e con una buona parte di essa dichiaratamente antieuropea per tradizione storica, pronta ad invadere l’Europa facendosi, più facilmente che in Turchia, ponte dell’internazionalismo islamico. La Turchia vuole entrare in Europa? Che prima riconosca ufficialmente le radici greco-romano-cristiane dell’Europa. Poi si vedrà se la Turchia sarà ancora disposta a chiedere l’ingresso in Europa. 

  L’unione burocratica dei popoli europei, espropriati di una loro cittadinanza, che non può essere sostituita da un fantasma di cittadinanza superiore, puramente artificiale, esporrà l’Europa ad infiltrazioni immigratorie che ne corroderanno la stessa esistenza, perché non si può ricavare una grande anima dalla somma di più anime. Per di più si vorrebbe aggiungere all’Europa un’anima turca.!!! Il risultato sarà, invece, la mancanza di una grande anima, del cui vuoto potranno approfittare tante anime, povere ma forti, che sono mosse dalla convinzione di appartenere ad una grande anima, l’Islam, con cui premere sull’Europa allo stesso modo in cui fecero le popolazioni barbariche premendo sui confini dell’impero romano, segnandone la fine, mentre i Romani credevano di aver comprato da essi la pace accettandoli dentro i loro confini. Fu l’inizio della loro rovina, come rilevò Montesquieu (Considerazioni sulle cause della grandezza dei Romani e della loro decadenza, 1734, cap. 18).  





[1]L’imposizione burocratica dell’euro non ha tenuto conto del fatto che la moneta deve riflettere la forza dell’economia di uno Stato.  Pertanto si è avuto in molti Stati, come l’Italia, un aumento dei prezzi per la legge economica che porta ad un adeguamento del costo della vita a quello degli Stati aventi un’economia  più forte e, pertanto, un costo della vita più alto. Questo era già successo dopo l’unità d’Italia, quando i prezzi delle regioni meridionali si adeguarono a quelli più alti delle regioni del Nord. 

[2]Nella precedente Carta dei diritti fondamentali (9 dicembre 2000) erano stati confusi con i diritti fondamentali (da cui discendono solo i doveri perfetti) i diritti economici e sociali (che sono convenzionali) e i  valori morali come la solidarietà.  

[3]In un’interrogazione parlamentare del 29 settembre 2004 il deputato della Lega Nord Andrea Gibelli ha detto: “ L’Islam è la religione della Turchia e il suo diritto si chiana shari’a. La Turchia sarà il Paese più grande della Comunità Europea e in termini di popolazione sarà come la Francia e l’Italia messe insieme. La gente per le strade ci chiede di non fare entrare la Turchia in Europa”. Il ministro Giovanardi ha risposto: “Il Consiglio europeo del dicembre del 1997 del Lussemburgo si è rivelato un fattore propulsivo che ha spinto Ankara ad intraprendere un intenso programma di riforme per adeguarsi ai criteri politici di Copenaghen. Il parlamento europeo lo scorso marzo ha riconosciuto questo progresso. Bisogna prendere atto che il governo Erdogan ha saputo affrontare problematiche estremamente sensibili che per decenni sono state considerate intoccabili nella cultura politica della Turchia contemporanea, quali la riduzione del ruolo politico dei militari, l’ampliamento della tutela della libertà di stampa, le associazioni di opinione, il riconoscimento dei diritti culturali delle minoranze etniche, l’abolizione della pena di morte e dei tribunali speciali per la sicurezza dello Stato, l’introduzione del principio di parità tra uomo e donna. In questo quadro va registrata anche la recente approvazione da parte del parlamento turco della riforma del codice penale e delle leggi sulla procedura giudiziaria, sull’istituzione delle corti regionali. Un ulteriore segnale positivo proviene dalla scarcerazione di una parlamentare di origine kurda che era stata sollecitata dalla Comunità Europea. Recenti contatti con l’esecutivo comunitario hanno confermato un atteggiamento in linea di principio favorevole alla candidatura turca. Per la stesura finale del rapporto e della raccomandazione del Consiglio bisognerà attendere l’esito del dibattito in seno alla Commissione, dove, come è noto, non mancano opinioni discordi e contrarie. Il governo italiano nutre l’aspettativa che l’esito del dibattito al Consiglio europeo di dicembre possa essere equilibrato e positivo pur nella consapevolezza che vi sono Paesi europei che hanno forti riserve sulle prospettive dell’adesione turca all’Unione. Il governo italiano in presenza di un parere sfavorevole della Commissione si orienterebbe a dare il proprio assenso all’apertura di negoziati e all’indicazione di una data per l’avvio dei medesimi. Va comunque sottolineato con grande chiarezza che non appare possibile allo stato attuale pronunciarsi sui tempi di conclusione di questo negoziato, che, ad ogni modo, durerà diversi anni. E’ evidente, infine, che, una volta conclusi i negoziati, il relativo trattato di adesione verrà sottoposto alla ratifica degli Stati membri secondo le rispettive procedure costituzionali. Il governo italiano continuerà ad impegnarsi nella sua attività di stimolo ed incoraggiamento al rigoroso rispetto da parte di Ankara dei criteri di Copenaghen in un’ottica che confermi l’irreversibilità del processo riformatore intrapreso. Tali prospettive ci appaiono ragionevoli in alcune recenti proposte della Commissione volte ad inserire in tutti i futuri negoziati la possibilità di sospendere in qualsiasi momento i negoziati nell’ipotesi di violazione dei criteri di Copenaghen e di procedere alla chiusura dei singoli capitoli negoziali solo dopo avere verificato l’effettiva attuazione da parte del Paese candidato degli impegni assunti. Paese  che fa parte della NATO  e che finora ha costituito, al di là della  possibile, eventuale o futura  adesione all’Unità Europea, uno dei capisaldi (sic!) per frenare l’integralismo e il fondamentalismo islamico e quindi uno di quei Paesi musulmani che più hanno contribuito a stabilizzare la regione e  anche a rendere fattiva e vincente la sfida del terrorismo fondamentalista”. 
Gibelli ha replicato: “L’Europa non può essere un ‘Europa di tecnocrati che si riferiscono esclusivamente al codice penale. L’Europa deve diventare una comunità identitaria, dove vi è una cultura di riferimento, e la Turchia non è un Paese di tradizione laico-cristiana. Quattro ragazze turche sono annegate e i propri compagni di scuola non le hanno salvate perché rischiavano di essere contaminati. Questo è un fatto culturale. Le persecuzioni di oggi, non di 1400 anni fa, alle minoranze cristiano-ortodosse e cristiano-armene in Turchia sono un fatto politico-culturale,  non sono un fatto affidato ai codici penali di questi Paesi. Debbo constatare che l’Europa non vuole essere una comunità composta da Stati che identificano un perimetro culturale definito e mi spiace che dopo 500 anni dalla battaglia di Lepanto il primo Paese d’Europa (per  popolazione: 70 milioni) sarà la Turchia con questo ingresso, e vi è il rischio che l’Europa diventi un’appendice della penisola anatolica compiendo ciò che non è successo nel 1571. Bisogna sottoporre il giudizio al popolo, al referendum. Giscard d’Estaing  ha detto che con l’ingresso della Turchia in Europa sarà la fine del continente e la CDU tedesca ha individuato un’altra strada. Il nostro Paese sta compiendo un errore storico e sarà la gente attraverso il referendum a decidere se la Turchia entrerà nella Comunità Europea”.
Gibelli ha omesso di dire che proprio la richiesta europea di riduzione del ruolo dei militari, insieme con il riconoscimento dei “diritti culturali” delle minoranze etniche, in cui si annidano le spinte verso l’integralismo religioso, è la premessa di un rafforzamento dell’islamismo nello Stato turco, la cui costituzione laica, voluta da Kemal Ataturk, che vietò il velo negli uffici pubblici, è stata garantita proprio dai militari. Una democrazia  non controllata dai militari, come dimostra l’Algeria, sarebbe lo strumento per la trasformazione della Turchia in una repubblica islamica, secondo le leggi della shari’a (o legge coranica). Non esistono dunque in Turchia le condizioni storiche di una democrazia fondata sui principi di uno Stato laico senza il controllo dei militari. E pertanto non esistono le condizioni di un suo ingresso nell’Unione Europea. La cultura islamica, con i suoi relativi costumi, è più forte di una Costituzione laica, non sufficiente ad arginare le credenze religiose dell’Islam. E l’islamismo turco sarebbe il ponte di ingresso in Europa dell’islamismo internazionale.        


[4]Si noti come nella cultura europea del disarmo intellettuale il termine “crociate” abbia un significato negativo. Come se le crociate non avessero avuto il compito di riacquisire all’Occidente le terre invase dagli arabi. Con totale insipienza l’Europa e gli Stati Uniti, pur senza averne titolo, hanno bombardato la Serbia che, bastione storico contro l’islamismo,  non voleva che una sua regione, il Kossovo, diventasse indipendente nelle mani degli islamici albanesi, a favore dei quali si è mossa l’insipienza sconsiderata dell’allora segretaria di Stato americana, che aveva arbitrariamente, non avendone titolo, promesso l’indipendenza al Kosoovo. Da qui la giusta reazione della Serbia Gli islamici europei sono un nemico interno dell’Europa, sentendosi  piuttosto islamici che europei. Essi sono il ponte in Europa dell’islamismo internazionale finanziato dall’Arabia saudita.   

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ha visto professore? Dopo aver abbattuto scientemente un aereo militare russo e dopo che è stato ammazzato per strada l'avvocato del pkk, la Turchia ha ricevuto "in premio" 3 miliardi di euro (ad aumentare) per gestire l'emergenza profughi e con l'impegno, sempre da parte dell'Europa, di accelerare il processo di annessione all'unione. Capito?? Soldi a valanga per la gestione profughi in mano a Erdogan e oltre 70 milioni di mussulmani che vogliono entrare a far parte dell'Europa, agevolati dai nostri stessi burocrati! Mamma li turchi!