martedì 21 gennaio 2020

L'ULTRAPARMENIDEO EMANUELE SEVERINO NON E' MORTO.

E' semplicemente passato dal visibile all'invisibile. Così secondo la sua bizzarra pensata dell'eternità degli enti. Uno dei suoi più noti libri è intitolato Ritornare a Parmenide.  In realtà egli ha travisato il pensiero di Parmenide di cui rimase famosa la frase "l'essere è e il non essere non è". Frase apparentemente banale e invece profonda. Nel senso che il nulla non può essere pensato giacché esso è eterno e dunque increato. Ma allora perché esiste il termine "NULLA" se non può essere nemmeno pensato? Heidegger (Essere e tempo, 1927) aveva scritto invece che il nulla può essere pensato giacché è il pensiero della morte come anticipazione di essa nella vita. Per chi muore è come se il mondo si annullasse. Per chi muore non esiste più l'essere ma il nulla. Severino è voluto andare oltre Parmenide estendendo l'eternità dell'essere agli enti. Partendo da un suo modo di intendere il principio di contraddizione di Aristotele egli oppose l'essere al nulla per concludere che se esiste l'essere non può esistere il nulla. Dunque anche gli enti particolari, o essenti, debbono escludere il nulla. Ma qui vi è un evidente salto logico estendendo l'eternità dell'essere all'eternità degli enti. Data la loro eternità è impossibile che essi possano passare dal nulla per tornare nel nulla. In conclusione la morte non esiste: essa è un passaggio dal visibile all'invisibile. Dunque, direbbe lo stesso Severino, sono sbagliati i titoli che dicono "E' morto Severino". Egli, come tutti gli enti, nascendo è passato dal mondo dell'invisibile a quello del visibile per tornare il 17 gennaio 2020 nel mondo dell'invisibile. Ma come mai Severino escludeva la reincarnzione? Rimarrà forse per l'eternità nel mondo dell'invibile? Perché ha escluso il ritorno nel visibile? La vita dovrebbe essere un fatto accidentale (nel passaggio dall'invisibile al visibile) senza che vi sia un ciclo nel ritorno al visibile (come pensavano coerentemente Pitagora e Platone, influenzato da Pitagora, ambedue credenti nella reincarnazione, e non soltanto delle vite umane). La filosofia di Severino è soltanto una contraddittoria concezione partorita dalla sua fantasia che ha affascinato molti estimatori, anche coloro che non ne sono stati seguaci. Affascinati dalle sue bizzarrie contrabbandate come pensiero originale e profondo. Originale sì, ma profondo no in quanto porta a conclusioni assurde. Infatti solo coloro che non abbiano conoscenze scientifiche possono rimanee abbagliati dalle sue escrescenze mentali che si pongono addirittura contro l'evoluzione biologica. In Abitatori del tempo  Severino, ponendosi contro scienziati del livello di Jacques Monod e François Jacob è giunto scriteriatamente a negare l'evoluzione biologica che comporterebbe la CASUALITA' determinante in quanto questa sarebbe avvenuta nel tempo, mentre alla luce dell'eternità degli enti non esiste il tempo, e perciò non esiste il divenire, pura apparenza, e tutto ciò che avviene è determinato dal DESTINO che segna la vita di tutti gli enti. In conclusone l'evoluzione biologica, con il suo divenire, è soltanto apparente perché già segnata nei suoi passaggi nel tempo dall'eternità che esclude qualsiasi contingenza. Infatti nell'eternità degli enti non può essere compresa alcuna contingenza perché nell'eternità è già scritto il destino degli enti. Tale bizzarria porta a ritenere che già dall'eternità era compreso il giorno in cui sarebbe nato Severino ed era già segnato il giorno della sua morte. Se queste conclusioni sono assurde significa che le premesse sono altrettanto assurde. Se quella di Severino è una filosofia dal pensiero profondo, come oggi si suole scrivere sui giornali, allora per essere profondi bisogna scrivere stronzate.           
Per non ripetermi, avendo già scritto molto su Severino negli anni passati, rimando ai miei precedenti articoli.  


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7 commenti:

Sergio ha detto...

Caro prof. Melis,

mi aspettavo un Suo commento in morte di Emanuele Severino che è puntualmente e velocemente apparso. Ho letto il Suo commento con interesse e adesione. Ho passato molto tempo della mia vita a leggere i suoi libri - indigesti, ripetitivi, ossessivi, semi incomprensibili. Chi me l'ha fatto fare, dirà. Mah, per motivi che nemmeno io conosco bene mi ero illuso, credevo di trovare nella sua "filosofia" una verità o addirittura la verità tout court che calma e appaga. La sua verità o filosofia si riassume nell'eternità degli enti, indimostrata e indimostrabile. Tutti, assolutamente tutti gli enti e fenomeni - da uno scarafaggio a una galassia - sarebbero appunto eterni e la morte - evidenza suprema per i superficiali, cioè per tutta l'umanità - non esiste(rebbe) essendo tutto eterno, compreso l'evento o fenomeno della distruzione o dissoluzione di una persona o di una galassia. Mah, è filosofia o megalomania? Alla fine mi sono stancato di Severino che nei suoi ultimi scritti mi è apparso sempre più oscuro, addirittura incomprensibile, come lo sono tanti filosofi contemporanei, per es. Massimo Cacciari, grande estimatore di Severino.

Lo stesso vorrei dire questo: se Dio non esiste (e sicuramente non può esistere il Dio antropomorfo della bibbia, un essere semplicemente mostruoso e sadico, altro che infinita bontà), esiste pur sempre la materia, l'universo con i suoi cento miliardi di galassie (stima attuale). Se Dio non c'è ci siamo noi, formichine sì, ma pur sempre enti o fenomeni reali. Non sappiamo con esattezza come tutto cominciò e finirà (ma se la materia è eterna non finirà).
Al Dio cristiano vengono attribuite qualità come l'onniscienza e l'onnipotenza. Dio non può essere de-finito perché ciò lo limiterebbe. E infatti non esiste una vera definizione di Dio. Dire che è l'Essere supremo e perfetto non ha senso, è una definizione da teologi che non scalda l'animo di nessuno. Dice Vittorio Saltini che con la parola Dio vogliamo indicare l'indefinito e indefinibile. Ma la stessa cosa possiamo dire dell'universo o multiverso, di dimensioni semplicemente inimmaginabili: è indefinito e indefinibile come il Dio cristiano.
Dunque Dio non c'è ma qualcosa indubitabilmente è: la materia, l'universo, la Via Lattea, Lei e il sottoscritto. Siamo quasi nulla, anche la Via Lattea con i suoi due-trecento miliardi di stelle si fonderà con Andromeda e sparirà, ma attualmente è. Ma naturalmente tutto ciò è di scarsa consolazione.
Severino ha definito a mio avviso molto bene la differenza tra verità e fede. Diceva che la fede, ogni fede è violenza perché vuole ciò che non è. Ma per finire anche la sua filosofia o verità è una fede perché indimostrata e indimostrabile.

Pietro Melis ha detto...

Caro Sergio
ancor prima di scrivere ero sicuro che avrebbe lasciato un commento. Era da molto tempo che non si faceva vivo. Ma sicuramente ha letto i miei articoli. Le scriverò con una email.

Unknown ha detto...

Con la morte di Emanuele Severino scompare un gigante del pensiero, che occuperà un posto adeguato nella Storia della Filosofia.

Pietro Melis ha detto...

Un gigante delle escrescenze partorite dalla sua fantasia paranoica che può soltanto essere ridicolizzata sul piano scientifico

Unknown ha detto...

Mi sono imbattuto per caso nel suo blog e mi pare che Severino sia stato una sua ossessione costante!
Quando Lei esprime giudizi critici sul sistema severiniano, lo fa legittimamente; chissà, dal confronto dialettico potrebbero emergere nuove sfaccettature di una Weltanschauung più aderente al criterio di verità.
Per es. a me pare che la speculazione severiniana, a volte, si avvicina alle intuizioni del pensiero orientale, vedantico e buddhista, e questo è per me uno stimolo per capire cosa volesse dire Severino. Sono stato sempre incuriosito da chi, filosofando, attinge consapevolmente o accidentalmente ai darshana indiani, come Schopenhauer o anche Jung.
Del resto, tot capita tot sententiae, non si può essere d'accordo su tutto, ma perché insultare, anziché argomentare o perché argomentare insultando? Io penso che un pensatore debba essere sempre rispettato!

Pietro Melis ha detto...

Ogni filosofo inizia criticando gli altri. Sin da Platone che criticava aspramente i sofisti. Certamente in un libro non avrei impiegato nei confronti di Severino il termine "stronzate". Ma qui siamo in un blog dove non è d'obbligo impiegare un linguaggio accademico. Poiché ho insegnato per 40 anni storia della fiosofia per 40 anni posso dire con cognizione di causa che i filosofi metafisici sembra che si sognino le cose di notte e le scrivano poi di giorno. Un filosofo che ignori le conoscenze scientifiche del suo tempo è destinato a dire sciocchezze. Uno che come Severino afferma che l'evoluzione biologica è soltanto apparenza riscuote soltanto un immeritato successo. Paradossalmente l'Università cattolica lo espulse giustamente avendo avvertito che le sue tesi erano persino in contrasto con le conoscenze scientifiche, visto che gli stessi teologi cattolici hanno accettato l'evoluzione biologica piegando il Genesi ad una rappresentazione simbolica della creazione del mondo e dell'uomo. Nel 1996 (sotto Giovanni Paolo II) è stata accettata ufficialmente la teoria di Darwin, sebbene già Pio XII avesse invitato i teologici a confrontarsi con Darwin. Severino è rimasto indietro persino rispetto ai teologi cattolici come il paleontologo gesuita Teilhard de Chardin.

Pietro Melis ha detto...

P.S. Legga di Harry G. Frankfurt "Stronzate" (Rizzoli 2005). Frankfurt distingue il "dire stronzate" dal semplice mentire. Mentre, infatti, un bugiardo fa deliberatamente un'affermazione falsa (quindi, conoscendo egli stesso la verità), colui che dice una stronzata ("bullshitter", in inglese) è semplicemente disinteressato alla verità stessa.
I "bullshitters" mirano principalmente a impressionare il proprio pubblico.
Severino ha voluto impressionare il pubblico, contrabbandando la verità con le stronzate, e, ancor peggio, se in buona fede, non si è reso conto delle sue stronzate.