Non si potrebbe immaginare un essere più melefico - se non più stronzo- di questo supposto dio. Lo pensava già Schopenhauer. Una natura così mal fatta, precisava Schpenhauer, che, se fosse un tantino peggiore, non potrebbe nemmeno esistere. E così Schopenhauer rispondeva dopo più di un secolo al "migliore dei mondi possibili di Leibniz".
Oggi la cosmologoa e biologia evoluzionistica ci portano alla conclusione che non esiste alcun progetto intelligente della natura. Ogni forma di vita ebbe origine dal CASO. In origine alcuni acidi diedero vita all'RNA (ad una sola elica). Il DNA è un'evoluzione dell'RNA. I primi batteri, procariotici, nel senso di organismi viventi dotati di una sola cellula, apparvero tre miliardi di anni fa. Occorsero tre miliardi di anni perché CASUALMENTE dall'incontro di tre batteri si formasse la cellula eucariotica, senza la quale non vi sarebbe stata l'evoluzione biologica. I batteri infatti non avrebbero mai permesso una loro evoluzione oltre lo stati di batteri, Nel campo vegetale ai batteri corrispondono le alghe azzurro-verdi, monocellulari.
Per non ripetermi oltre rinvio al mio
Nel suddetto articolo espongo un capitolo del mio libro Biologia e filosofia.Origine della vita ed evoluzione biologica. Casualità e necessità
Per non ripetermi oltre rinvio al mio
Evoluzione biologica - Ordine Liberale
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2 commenti:
Eppure si potrebbe affermare (con Severino) che il "caso" non esiste. Noi diciamo caso intendendo che qualcosa avviene senza che vediamo dei nessi o delle intenzioni. Incontro tizio "per caso" (non era mia intenzione vederlo), ma in realtà questo incontro era necessario, inevitabile, al di là delle nostre intenzioni (infatti ci siamo incontrati). Del pari si potrebbe affermare che tutto - dal big bang alla formazione della Terra e alle nostre vite - avviene necessariamente, è tutto concatenato. O con Platone e Severino: ogni ente o fenomeno è la realizzazione delle idee eterne (che stanno in cielo come dei "caciocavalli appesi", diceva un tale).
È comunque per me difficile immaginare che l'infinità dei fenomeni siano necessari o eterni come dice Severino. Ma Il caso e la necessità di Monod non mi persuase. In sostanza mi sembra che affermi la casualità degli eventi da cui dipendono poi necessariamente (in base alle leggi fisiche) altri eventi.
Comunque il Dio cristiano è o sarebbe davvero un ente mostruoso. Per come si presenta nel Vecchio Testamente è un odioso cannibale, il Dio degli eserciti, altro che bontà infinita. Io mi chiedo come sia possibile credere ancora nel libero arbitrio voluto da Dio che poi ci punisce se ne facciamo uso. La punizione poi (una eternità di pene, l'inferno) non è in nessun rapporto con il peccato commesso. Bisogna però ammettere che l'ateo Bergoglio ha davvero innovato: a Scalfari ha detto che l'inferno ... non esiste, le anime dei peccatori si dissolvono, mentre i beati assisterano in eterno allo spettacolo in technicolor di Dio. Dunque nemmeno Hitler o Vlad l'impalatore saranno puniti con il fuoco eterno. Dopo il limbo scompare dunque anche l'inferno. Origene c'era già arrivato nel terzo secolo d. C. Attendiamo con curiosità anche la scomparsa del purgatorio, piuttosto ridicolo (ma quali anime purganti del cavolo!). Ma che ne facciamo poi della Divina Commedia? C'è chi dice che va abolita perché Dante era un sadico e un omofobo e la sua opera è in parte oscura o di difficile comprensione nonostante secoli di interpretazioni. Io sto con Croce che raccomandava di leggere solo le parti poetiche (che ci sono e sono tante - per es. "Siede la terra dove nata fui / su la marina, dove il Po discende / per aver pace coi seguaci sui.").
Caro Sergio, d'accordo tranne che su Monod. di cui STUDIAI da giovane "Il caso e la mecessità" (Mondadori). Il caso è dovuto alle mutazioni genetiche che però debbono interagire con le condizioni fisiche dell'ambiente (da cui la necessità). Il neodarwuiniano Conrad H. Waddington (Evoluzione di un evoluzionista, Armando) aprì il DNA (considerato chiuso da Monod e da Jacob (entrambi premi nobel 1965 per la medicina)all'ambiente esterno, nel senso che il DNA assorbe tramite il fenotipo (sistema epigenetico) i caratteri che, non contrastanti con l'intero sistema del DNA, diventano poi ereditari. Vi è dunque una interazione tra DNA e fenotipo soggetto ai mutamenti dell'ambiente.
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