martedì 29 dicembre 2020

W INSINNA CONTRO LA SCHIFOSA E VIGLIACCA GENIA DEI CACCIATORI

Questi vigliacchi e luridi individui chiamano sport l'uccidere animali per divertimento. Sono peggio dei macellatori (che sono noti per la loro crudele insensibilità ma che certamente non si divertono uccidendo, dissanguando, spellando e squartando i poveri animali condotti con viaggio senza ritorno nei mattatoi). Questi individui moralmente schifosi si riparano dietro il paravento della legalità. Ma non tutto ciò che è legale è legittimo. Bisogna distinguere tra Legittimità e legalità (Carl Schmitt), anche se Schmitt identificava la legittimità con i principi di una Costituzione fondata sul politico, cioè su una volontà popolare al di là delle dispute e degli interessi divergenti dei partiti. La legalità è fondata sulle leggi dello Stato (indipendentemente dal fatto che esse siano ritenute giuste o ingiuste), mentre la legittimità non può non essere fondata su principi fondamentali, come i cosiddetti diritti dell'uomo, che la Costituzione può solo recepire ma non fondare. Tali diritti non possono essere soggetti al voto perché non è la maggioranza che possa stabilire se il cittadino, per esempio, abbia diritto alla libertà di pensiero. Si tratta di un principio fondamentale che per coerenza non può nemmeno essere fondato su una Costituzione se questa deve essere approvata dalla maggioranza del popolo o (come è avvenuto in malo modo in Italia) da parte dei costituenti, anche se eletti dal popolo, che, una volta eletti, hanno scritto la Costituzione senza poi sottoporla la voto popolare. Ma in nessun caso la Costituzione, al contrario di quanto pensava Schmitt, può essere fondamento dei principi fondamentali, i quali debbono essere ritenuti tali indipendentemente dalla Costituzione. Tutto ciò premesso è evidente che i principi fondamentali riguardano il fondamento, e perciò la  legittimità, della legalità, cioè delle leggi di uno Stato. Ora, la legittimità, che dovrebbe garantire la libertà di pensiero come argine della legalità, si oppone a coloro che vorrebbero impedire legalmente che uno esprima idee contrarie alla legalità vigente che, ricompresa contraddittoriamente nella Costituzione, dice che è vietata la ricostituzione del partito fascista. La libertà di pensiero, al contrario, deve garantire anche coloro che, preferendo una dittatura, si esprimono contro la libertà di pensiero. 

Le leggi cambiano e la legge che autorizza la vigliacca attività dell'uccidere per divertimento va comunque, non soltanto contro i principi fondamentali che una Costituzione deve limitarsi a recepire senza fondarli, ma anche contro la stragrande maggioranza del popolo che vorrebbe la messa fuori legge della attività vigliacca di questi individui. Molti anni fa vi fu un referendum che purtroppo non passò solo perché non si raggiunse il 50% degli aventi diritto al voto. I cacciatori, mi ricordo, stracciavano le schede elettorali dei familiari per impedire loro di votare per l'abolizione della caccia. Ma i tempi sono ormai maturi per togliere i fucili a questi vigliacchi assassini. Vigliacchi anche perché usano delle cartucce da cui fuoriesce una rosa di pallini che non lasciano scampo alle loro vittime. Vi è da domandarsi perché a Insinna debba essere proibito di esprimere un suo parere contro la caccia anche se si tratta di una trasmissione molto seguita quale è L'eredità. Forse la RAI ha il dovere di difendere la genia dei cacciatori? Oltre che vigliacchi anche imbecilli, non soltanto per aver preteso che la RAI chiedesse scusa ma anche per aver deciso tramite la presidenza nazionale della lurida federcaccia di accusare Insinna di diffamazione. Incredibile! Come se esprimersi contro la caccia comportasse il reato di diffamazione. Questa gentaccia è anche fuori di testa. Ciò che è legale deve idealmente uniformarsi a ciò che è legittimo, in quanto (come già osservava Aristotele (Etica nicomachea, Libro IV) vi è una norma superiore che non dipende dalle diversità delle culture, e questa è la giustizia. E secondo una concezione giusnaturalistica questa giustizia deve considersi basata su norme universali. La norma universale è quella che discende dal diritto naturale, che già S. Tomaso intese come diritto all'autoconservazione. Se si estende il diritto naturale oltre la natura umana, altrimenti non può essere naturale, è evidente che ogni animale ha diritto all'autoconservazione. Il predatore non uccide per divertimento ma per il suo diritto all'autoconservazione. Pertanto tale diritto ha come unico limite il diritto di ogni animale alla sua autoconservazione. I cacciatori violano dunque la norma del diritto naturale, fondamento della legittimità, a cui ogni norma, nella sua legalità, dovrebbe uniformarsi per diventare anche legittima. Essi sono dei subanimali. La loro vita vale meno di quella degli animali che essi uccidono.         

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Affinché la norma sia percepita come “virtuosa” e “giusta” – e per ciò stesso, spontaneamente osservata – è necessario che sia “legittima”, oltre che “legale”.

La norma “legale” è “legittima” quando risulti conforme al “COMUNE SENTIRE”. Quando, cioè, sia percepita come “giusta” e “virtuosa” sulla base della sensibilità prevalente all’interno del corpo sociale. La sua conformità all’ “idem sentire” le conferisce una sorta di “auctoritas” – intesa come forza promanante non dall’individuo ma dal “Legislatore” – che a sua volta ne sancisce l’ingresso nell’intima sfera di ciò che sia percepito come “rilevante etico-giuridico”.

                 

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