sabato 15 settembre 2018

IL CORRIERE DELLA SEGA

Il Grigio, con una delle sue solite stronzate, ha detto che bisogna salvare la libertà di stampa. Ma questa libertà non deve andare a carico delle tasse dei contribuenti. Pochi sanno che questa asserita libertà viene pagata non liberamente. Ogni quotidiano, sia pure un giornaletto di periferia, ha diritto ad un contributo purché risulti avere stampatato almeno 50.000 copie ogni giorno. E i contributi vengono pagati in proporzione al numero delle copie stampate E NON VENDUTE. Che cosa fanno dunque i giornali? Stampano un numero alto di copie per avere maggiori contributi. Le copie non vendute vengono restituite dalle edicole e mandate al macero. In questo modo si prendono i contributi statali (cioè i nostri soldi) oltre ai ricavati dalle vendite e alla pubblicità. Se non esistessero i contributi statali anche il Corriere della sera probabilmente chiuderebbe. Un giornalaccio di regime sin dalla sua nascita. Liberale durante i governi prefascisti, fascista durante il fascismo, vicino al P.C.I con la direzione di Piero Ottone. Adesso si trova in tali difficoltà che, come si sa, pretende che ci si abboni per leggere i suoi articoli nella versione digitale (tramite internet) pagando 2,5 euro ogni settimana. L'altro grande quotidiano nazionale La Repubblica si sta avviando sulla stessa strada perché molti articoli (contrassegnati con la lettera R) possono essere letti solo a pagamento. Altro giornalaccio che ha sempre affiancato la sinistra e dunque fazioso e non indipendente. E ciò nonostante tutta la pubblicità da cui il lettore viene invaso anche nella versione internet. Se non riescono a vivere senza le vendite chiudano. Esiste ormai su internet una informazione migliore gratuita senza questi due giornalacci di regime. Vi sono dunque tanti giornalisti che campano con i nostri soldi anche se sono dei pennivendoli di regime. Nemmeno Il Giornale è un quotidiano indipendente perché, pur essendo di centro destra, è diretto da uno, Sallusti, che è al libro paga di Berlusconi, di cui, come direttore de Il Giornale, è stato al libro paga anche Vittorio Feltri, che ha detto alla TV che aveva una pensione di 10.000 euro ridottagli a 8000 euro. E quanto guadagnava allora quando era direttore de Il Giornale e quanto guadagna ora come direttore (non responsabile) di Libero quotidiano da lui fondato? Come ha fatto ad avere una pensione così alta? Se la sua pensione è contributiva evidentemente ha avuto degli stipendi enormi come giornalista e poi direttore di due quotidiani. Chi gli paga oggi la pensione? Non so se sia l'INPS o una cassa speciale dei giornalisti. In ogni caso anche lui continua ad usufruire dei contributi statali. Se il Fatto Quotidiano continua a vivere rifiutando i contributi statali perché dovrebbero riceverli altri quotidiani? Ma nemmeno il Fatto è un giornale indipendente in quanto ha dei pregiudizi politici. Basti pensare che il suo fondatore Antonio Padellaro era direttore della scomparsa Unità, che era organo del P.C.I., e nei suoi interventi era di una faziosità insopportabile e nauseante, forse pagato per esserlo.      

Mattarella ora avvisa i 5 Stelle:
"No a insidie contro la stampa"


Il Corriere della....sega - YouTube

https://www.youtube.com/watch?v=GLPZQ4eMqgg
29 ott 2013 - Caricato da giovanni mercadante
se lo dice lui... da Domenica In - L'arena del 20 ottobre 2013 ©RAI.
            

Tg3 Linea Notte, atroce gaffe del giornalista Niccolò Bellagamba ...

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