giovedì 18 luglio 2019

LUCIANO E CRESCENZO: RACCONTATORE UMORISTICO DI FILOSOFIA

Raccontando la filosofia greca, medievale e moderna scendendo a livello di divulgazione umoristica, rendendosi così comprensibile anche a quelli digiuni di filosofia, è riuscito a dimostrare che solo uno come lui poteva avere tanta saggezza da riuscire ad usarla per trarne guadagno. Certamente i suoi testi filosofici non potrebbero essere usati come testi nelle scuole. De Crescenzo ebbe anche la furbizia di limitarsi a Kant nella filosofia moderna. Certamente non era in grado di arrampicarsi nella ulteriore filosofia moderna con l'inizio dell'idealismo tedesco (Fichte, Schelling e Hegel). Con l'idealismo tedesco il linguaggio filosofico diventa assai aspro nella comprensione, mentre prima i filosofi si rivolgevano  alla comprensibilità da parte di uomini di media cultura. Con l'idealismo tedesco la filosofia incomincia a chiudersi nella cerchia dei filosofi che bisticciano tra loro fregandosene della comprensione da parte di chi non aveva fatto studi filosofici. Il testo più difficile di tutta la storia della filosofia (secondo il traduttore Adriano Tilgher) è l'ultima elaborazione della Dottrina della scienza di Fichte. Roba da fare venire i brividi e da spaccare il cervello (come fui costretto quasi per scommessa a spaccarmelo io) nel suo tentativo di conciliare l'idealismo con il realismo dopo che subì l'accusa di ateismo. Elaborazione ultima di cui lo stesso Fichte si riteneva insoddifatto. De Crescenzo certamente non ne avrebbe potuto farne una esposizione divulgativa. Né De Crescenzo poteva addentrarsi nelle ulteriori asperità della filosofia contemporanea, maggiori rispetto a quella moderna sino a Kant. Filosofia contemporanea che De Crescenzo mai avrebbe potuto esporre con spirito divulgativo condito di umorismo. Da notare che nella classica storia della filosofia di Abbagnano-Fornero in 10 volumi per l'Università gli ultimi quattro volumi riguardano la filosofia contemporanea. Quella di Abbagnano si era fermata al sesto volume (comprendete parte della filosofia contemporanea) a causa della scomparsa dell'autore. Il quarto volume termina con Kant. Il quinto volume continua con la filosofia moderna dell'800 sino a Nietzsche) e il sesto continua con la filosofia dell'800 e solo in parte con la filosofia  contemporanea. Il che significa che la filosofia contemporanea (XX secolo) occupa uno spazio che è quasi la metà della filosofia di tutti i secoli precedenti.       
Vi sono tanti manuali di storia della filosofia, alcuni scritti non per le scuole ma per tutti coloro che avessero curiosità filosofiche a livello dilettantesco. Ma non hanno mai avuto successo presso il grande pubblico. Mancava la divulgazione umoristica, popolare. Mi immagino che De Crescenzo abbia raggiunto il suo scopo rimanendo ad una conoscenza manualistica della filosofia, arricchita con uno stile da raccontatore di favole. Non lo si può per questo rimproverare. Di fatto la filosofia non è una scienza ma una esposizione talvolta di favole che si ammantano di serietà di pensiero. La furbizia di De Crescenzo, che ha fatto soldi con la filosofia, cosa veramente unica, è consistita nel togliere alla filosofia la sua seriosità per renderla disponibile ad una lettura volgare, nel senso di popolare. E questa capacità è stata solo sua. Ma non si dica che egli sia stato uno studioso della storia della filosofia. 
Gli si deve riconoscere che era dotato di una saggezza popolare, spesso più utile di difficili trattati di filosofia che si rivolgono agli specialisti per lasciare le cose come stanno. Mi ricordo di una vecchia scherzosa definizione della filosofia: è quella cosa con la quale o senza la quale le cose rimangono tali e quali.         
Ai tempi del liceo classico circolava una incomprensibile definizione della filosofia: la filosofia è l'obliterazione palingenetica dell'io pensante che si infutura nell'archetipo prototipo dell'antropomorfismo universale.    
De Cescenzo ha avuto una vita fortunata e felice. Lasciò l'IBM dove lavorava come ingegnere elettronico per darsi ai romanzi, al cinema e alla TV come raccontatore popolare di miti greci. Fece bene. Come ingegnere non sarebbe diventato famoso e non avrebbe guadagnato tanto.    

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