domenica 30 agosto 2020

NECROLOGIO PER UN PICCIONE. RIFLESSIONI SCIENTIFICO-FILOSOFICHE


Era in casa da almeno 10. Non mi ricordo precisamente. Certamente lo raccolsi dalla strada perché ammalato. Non riusciva più a volare. Inoltre zoppicava perché nella zampa sinistra gli era rimasto solo un dito. Guarì ma il suo volo era ormai limitato e dunque in libertà non sarebbe più stato capace di volare normalmente. Era maschio e faceva compagnia ad un altro piccione, femmina, in casa da almeno 15 anni. La femmina aveva un disturbo neurologico e anch’essa non volava. Raccolta anch'essa dalla strada. Non era autosufficiente nel mangiare e dunque aveva bisogno ogni giorno di essere imbeccata con aggiunta di gocce d’acqua. Il maschio era autosufficiente nel mangiare e nel bere. Vivevano in una stanza disabitata con i mobili tutti coperti da steli di celofan. Con la finestra aperta di notte e la tapparella abbassata per il ricambio dell’aria. L’altro mattina vidi il maschio sulla lastra di marmo della finestra con la tapparella abbassata forse per respirare aria fresca. Fermo e immobile. Mi avvicinai e si spostò su una poltrona. Capii che non stava bene. Teneva sollevata la zampa con un solo dito al piede e per camminare si aiutava aprendo le ali per trascinarsi avanti. Presagendo il peggio con la videocamera ripresi per 20 minuti tutti e due i piccioni, nonostante precedenti riprese. La sera stessa presi un taxi e lo portai da un veterinario esperto in volatili. Mi disse che gli doleva la zampa e gli fece subito un antidolorifico con una sola goccia. Avrebbe dovuto proseguire per altri quattro giorni aggiungendo 10 gocce di vitamine diluite in un piccolo bicchiere d’acqua. Gli domandai se vi fosse un’infezione in corso e pericolo di vita. Negò che vi fosse questo pericolo. Come si fa a sapere se un volatile ha la febbre? gli domandai. Risposta: in questo caso tengono gli occhi chiusi o semichiusi. Il piccione li aveva sempre bene aperti. Tornato a casa l’indomani gli fu data la seconda goccia di antidolorifico dopo avergli dato da mangiare imbeccandolo e aggiungendo le vitamine. Di notte aprii la porta e lo vidi in piedi su un comodino con tutte le due zampe bene appoggiate. Pensai che la cura avesse incominciato a fare effetto. Aveva prima l’abitudine di dormire su un mobile o sul letto entrambi ricoperti dal celofan. Ma negli ultimi giorni stranamente dormiva sotto il letto dove la femmina ha sempre preferito dormire su giornali spesso ricambiati. Brutta sorpresa questa mattina. L’ho trovato morto rovesciato sul dorso con le zampe in alto. Mi sono disperato. Ma come? Mi era stato detto che non era in pericolo di vita. Si può piangere per un piccione? Per un animale che, comunque, per sua natura è anaffettivo? Per natura hanno paura dell’uomo. E la loro paura li salva dall’essere catturati. La femmina, poverina, è rimasta sola. Sentirà la solitudine? Si sappia che alcuni anni fa vidi nel centro di una piazza un piccione che sembrava morto perché investito da un’auto. Passai oltre non essendoci più nulla da fare. Ma una donna mi gridò alle spalle: si muove. Lo portai da un veterinario che però mi disse che non se la sentiva di operarlo alla ala rimasta spezzata perché forse non avrebbe sopportato l'anestesia. Ebbene, questo piccione passò il resto della vita camminando. Visse in casa per 23 ANNI! Questa è la vita che un piccione può raggiungere e anche superare. Un cane o un gatto a 10 anni incomincia ad essere anziano. Un piccione a 10 anni è ancora giovane. Scrivo ciò nell’amarezza di una illusione delusa.
 Se è unica l’origine della vita da organismi pluricellulari con cellule eucariotiche, dopo che la Terra per tre miliardi di anni fu abitata solo da cellule procariotiche (cioè da batteri e alghe azzurre monocellulari) e le cellule eucariotiche si formarono per caso per congiunzione di organismi monocellulari (secondo la teoria scientifica di Lynn Margulis, ormai accreditata scientificamente, come possono le religioni attribuire l’anima immortale solo alla specie umana? Le religioni non hanno il coraggio di confrontarsi con la biologia evoluzionistica, su cui nel 1999 pubblicai un libro di più  di 500 pagine (Biologia e filosofia. Origine della vita ed evoluzione biologica. Casualità e necessità) riportando gli studi di tutti i maggiori studiosi di biologia evoluzionistica. Pochi teologici cattolici affrontarono l’argomento, ma arrampicandosi sugli specchi. In sostanza, riassumendo, l’anima immortale fu infusa ad una certa fase dell’evoluzione della specie umana. Ma la loro spiegazione fa acqua da tutte le parti. In quale fase dell’evoluzione fu infusa? Aveva già l’autralopithecus l’anima immortale? E se non l’austalopithecus l’homo abilis o quello erectus avevano l’anima immortale? E se non l’avevano incominciò ad averla il sapiens? Ma come potevano averla i sapiens se centinaia di migliaia di anni fa certamente il sapiens non era ancora dotato di coscienza morale con distinzione del bene e del male? E come la mettiamo con il peccato originale senza il quale cade tutta la cristologia e cadono dunque tutti i Vangeli ridotti a pure favole? Quei pochi teologi che, resisi conto che la storiella di Adamo ed Eva doveva essere lasciata alle favole, affrontarono questo problema aggiungendo (ma con il beneficio del dubbio per salvare capra e cavoli) che il peccato originale fu commesso da una piccola comunità umana e che il peccato di estese a tutta l’umanità per comunanza di specie. Pura fantasia che galoppa. Io a questi teologi dico, parafrasando una novella di Pirandello (O di uno o di nessuno): O di tutti o di nessuno. E dunque diamo l’anima immortale a tutti gli esseri viventi? Compresi gli insetti, cioè comprese le zanzare, le pulci, i pidocchi, le schifose zecche, etc., etc.? Eppure vi sono teologi laici cattolici che affermano l’esistenza dell’anima immortale degli animali. Tra questi voglio ricordare il biblista Paolo De Benedetti. Ma notare i limiti della sua concezione nel riservare l'anima immortale ai soli animali di affezione.

«Io credo... che l'animale, compagno di tante solitudini, di tante tristezze, in misura varia secondo la sua coscienza - affermo e ripeto coscienza - ci accompagnerà anche nell'altra vita, e non ci si chieda di spiegare il perché».
(Paolo De Benedetti, Teologia degli animali)

Sono, per esempio, anche gli ovini, i bovini, i maiali, le galline, i pesci compagni di tante solitudini e non piuttosto animali destinati dall'uomo a finire uccisi e mangiati? Come si vede De Benedetti ha costruito una teologia degli animali fondata sul niente.     
Dire poi che Anche gli animali pregano (titolo di un libro di Gianfranco Nicora) è cosa che fa solo ridere. Tranne che si intenda dire che anche gli animali non umani desiderano vivere (e dunque pregano di vivere). 
Preferisco don Mario Canciani che faceva entrare nella basilica di San Francesco dei Fiorentini di cui era parroco a Roma tutti gli animali benedicendoli. Scrisse:«Cristo era vegetariano e tutti i fedeli dovrebbero imitarlo. Nei giorni scorsi, in chiesa ho invitato i miei parrocchiani ad astenersi dal consumare la carne di agnello. Lo ripeto: è inutile che noi pronunciamo, durante la messa, l'Agnus Dei e poi subito dopo corriamo a mangiarlo. Ci vorrebbe maggiore coerenza, maggiore rispetto». Ma come poteva conciliare ciò con la Bibbia di cui fu profondo studioso? Un libro di scuola di macelleria come dimostrato soprattutto dal libro Levitico. a parte la falsità che Gesù fosse vegetariano, come sostenuto anche dal papa Benedetto XVI nel suo libro Gesù di Nazareth nella sua tesi infondata che Gesù provenisse dalla comunità ebraica degli Esseni, notoriamente vegetariani.     
Il papa Paolo VI per consolare una bambina addolorata per la morte del cane le disse che l’avrebbe rivista in paradiso. Disse Paolo VI: «Anche gli animali sono creature di Dio, che nella loro muta sofferenza sono un segno dell'impronta universale del peccato e della universale attesa della redenzione». Ma a Paolo VI avrei domandato: quali animali non umani hanno l’anima immortale considerando l’origine comune di tutte le forme di vita? E il piccione morto ieri è andato in paradiso come tutti i piccioni? Io dico che un paradiso fatto di sole anime umane mi farebbe schifo. Comunque sia Paolo VI che Benedetto XVI sono ben lontani dall'attuale papa Francesco, un grande mistificatore anche nella sua ingiustamente lodata enciclica Laudada si' dove fa riferimento a Francesco d'Assisi (morto a 44 anni) tacendo che costui era un carnivoro, come dimostrato dal biografo Tommaso da Celano, il quale racconta:
Un giorno i frati discutevano assieme se rimaneva l’obbligo di non mangiare carne, dato che il Natale quell’anno cadeva in venerdì. Francesco rispose a frate Morico: «Tu pecchi, fratello, a chiamare venerdì il giorno in cui è nato per noi il Bambino. Voglio che in un giorno come questo anche i muri mangino carne, e se questo non è possibile, almeno ne siano spalmati all’esterno.
Meglio avrebbe fatto questo papa se si fosse riferito a San Francesco da Paola (morto a 91 anni), notoriamente vegano e considerato protettore dei vegani. D'altronde, che ci si poteva aspettare da questo papa che dichiarò che da bambino aspirava a fare il macellaio? 
So che se per sola immaginazione mi fosse stato proposto tra lo scegliere la vita dell’ultimo piccione morto in casa e la vita, per esempio, di un cinese, avrei preferito rispondere: muoiano pure migliaia e migliaia, milioni di cinesi, e viva il piccione. Chi se ne frega dei cinesi! Più ne muoiono con le loro crudeli tradizioni alimentari e meglio sarebbe e mi sento. 

Nessun commento: