sabato 25 dicembre 2021

NATALE DI SANGUE

 

Riporto quanto ho scritto nelle ultime pagine del mio libro ROBA DA SARDI.   

 Avevo inviato una lettera al papa Francesco chiedendo che rompesse il silenzio contro la crudele tradizione dell'agnello pasquale, ucciso per rispettare una antica tradizione ebraica e non cristiana. Gli avevo scritto che dopo il sacrificio della croce non era più necessario immolare animali come si faceva nel tempio-mattatoio ebraico. Avevo aggiunto che un altro S. Francesco, quello da Paola, migliore di quello carnivoro di Assisi, era stato vegano ed era vissuto ben 91 anni, mentre quello di Assisi era vissuto solo 44 anni. S. Francesco da Paola è il santo protettore dei vegani. Avevo sempre sognato un programma politico che avesse per sempre escluso dalla Sardegna gli allevamenti di morte. A causa della pastorizia avevo sempre odiato il Natale e la Pasqua, trasformate ogni anno in una strage di agnelli, gli animali più mansueti della Terra. Ogni volta che si avvicinavano queste feste di sangue aumentavano la mia sofferenza e il mio odio contro una barbara e crudele tradizione che ha contagiato anche gli atei.    

 Lo stesso Benedetto XVI, seguendo il S. Paolo della Epistola ai Romani (3,25), aveva detto all'udienza generale del 7 gennaio 2009: "Questo rito - quello ebraico del sacrificio degli animali - era espressione del desiderio che si potessero realmente mettere tutte le nostre colpe nell’abisso della misericordia divina e così farle scomparire. Ma col sangue di animali non si realizza questo processo. Era necessario un contatto più reale tra colpa umana ed amore divino. Questo contatto ha avuto luogo nella croce di Cristo. Cristo, Figlio vero di Dio, fattosi uomo vero, ha assunto in se tutta la nostra colpa. Egli stesso è il luogo di contatto tra miseria umana e misericordia divina; nel suo cuore si scioglie la massa triste del male compiuto dall’umanità, e si rinnova la vita. Rivelando questo cambiamento, san Paolo ci dice: Con la croce di Cristo – l’atto supremo dell’amore divino divenuto amore umano – il vecchio culto con i sacrifici degli animali nel tempio di Gerusalemme è finito. Questo culto simbolico, culto di desiderio, è adesso sostituito dal culto reale: l’amore di Dio incarnato in Cristo e portato alla sua completezza nella morte sulla croce".      
  Ma nemmeno Benedetto XVI era stato capace di gridarlo ai cristiani affacciandosi alla finestra dante sulla piazza S. Pietro perché cessasse l’identificazione del Natale e della Pasqua con una strage di agnelli o capretti. E per risposta avevo ricevuto dal papa Francesco solo una ipocrita cartolina artistica che rinnovava il silenzio  sulle cristiane stragi di agnelli. E pertanto ero stato costretto ad odiare  anche i papi insieme con i pastori. Quando ero bambino capitò in casa, non mi ricordo come, un capretto, che era stato regalato a mio padre. Non mi ricordo per quale motivo mio padre avesse accettato in regalo un capretto vivo. Mi affezionai ad esso come se fosse un cane. Lo portavo a passeggio tenendolo al guinzaglio per fargli brucare l'erba  nella periferia di Cagliari, che allora era un vasto campo erboso su cui sarebbero poi sorti i palazzi della piazza Michelangelo e della piazza Giovanni XXIII. Mi divertivo a giocare con lui in casa alzando una gamba per mostrargli la pianta della scarpa  mentre gli dicevo in sardo: attumba caprittu (urta capretto). E lui prendeva la rincorsa per dare una tenera incornata alla suola della scarpa. Avevo capito che un capretto (o un agnello) non era meno capace di affettività rispetto ad un cane. E allora perché gli uomini si mangiano gli agnelli e non si mangiano i cani? mi domandavo. Anche ciò mi aveva indotto a divenire vegetariano, oltre al fatto di essere rimasto profondamente scioccato, sconvolto, vedendo all'età di 10 anni dei buoi correre impazziti per la via Sonnino dopo essere fuggiti dal mattatoio, che allora si trovava in una strada centrale della città. Piansi amaramente quando fui costretto a separarmi da lui  per volere di mio padre, che disse che non si poteva ulteriormente convivere al terzo piano di un palazzo con un capretto. Ma fui ingenuamente rassicurato che il capretto non avrebbe fatto la triste fine che attende tutti i suoi simili e che il pastore, pagato per questo, l'avrebbe risparmiato tenendolo in vita per la riproduzione. Ma certamente il capretto, prima o dopo, avrebbe fatto la stessa fine. Anche per questo avevo coltivato sempre un odio per i pastori, per una terra, che, tra tutte le regioni italiane, pur avendo una popolazione di soli un milione e seicentomila abitanti, aveva tratto dalla pastorizia la maggiore risorsa economica e il maggiore profitto esportando cadaveri di agnelli, sottratti alle madri piangenti che cercano i loro figli.  Pastori tanto crudeli quanto imbecilli per essere rimasti miserabili conservando la tradizione della produzione del latte ai fini del formaggio pecorino, anche se tratto da pecore malate del morbo della lingua blu o comunque trasmettenti nel latte l’antibiotico del vaccino per pecore, non avendo mai pensato di poter trarre maggior vantaggio economico sostituendo la pecora e la capra sarde, che danno una lana priva di valore, usata per tappeti o per isolanti termici, con altre razze di pecore e di capre dalla lana pregiata, come il cachemire e il merino, in modo da risparmiare i maschi, sapendo che il cachemire del maschio è ancora più pregiato. Una Sardegna che è stata sempre una terra di povertà espressa dal 45% di tutti gli ovini d’Italia pur con una popolazione di un milione e seicentomila abitanti. PASTORI SARDI BASTARDI. Una terra di miserabili che all'EXPO non aveva avuto vergogna di farsi rappresentare soprattutto dal maialetto arrosto. Un EXPO baraccone diseducativo e rovinoso per la salute come fiera di tutte le peggiori tradizioni alimentari.

5 commenti:

Alessandro Pasotti ha detto...

Caro Professore,
la sua sensibilità verso gli animali è ammirevole e condivisibile pienamente.
E rievoca in me esperienze giovanili simili.
Tuttavia la ghiottoneria,la superficialità e l'ipocrisia umane non sembrano essere guaribili.
Solo quando si rivelano attraverso malattie metaboliche gravi di cui sono pieni i reparti ospedalieri di tutto il mondo occidentale.
Esse costano a tutti noi cifre iperboliche e vengono considerate come eventi di un destino avverso.
Ma presto ci si rende conto di quanto il destino conti assai poco.
Sono sempre i nostri comportamenti egoistici ed avidi a scatenare la reazione della natura.
E gli inganni delle religioni non serviranno a granché...



SDEI ha detto...

Buongiorno,

quello che ho letto su questo POST, è del TUTTO condivisibile meno che per un particolare, che è l' odio scritto verso i pastori, che per una antichissima TRADIZIONE agricola, svolgono un LAVORO ingrato e di grande sacrificio, sia fisico che umano sociale spesso lontano dalle proprie FAMIGLIE. Sia chiaro che NON li giustifico affatto nelle loro scelte, ma neanche li condanno semmai SONO molto più COLPEVOLI i CONSUMATORI, coloro che comprano e poi mangiano quelle tenere CARNI di cuccioli ovini. Riguardo all' alimentazione CARNIVORA ricordo che in gran parte dell' ASIA,in particolare in CINA c' è un fiorentissimo mercato di carne di CANE, addirittura in una CITTA' celebrano una lunga FIERA e FESTA dove vengono uccisi e mangiati, migliaia di poveri AMICI dell' UOMO, una vera barbarie "umana" incomprensibile, per Noi VEGETARIANI e ancora di più per i VEGANI !!!

SDEI/Sergio

Pietro Melis ha detto...

Caro Sergio
perché l'ha inviato due volte? Purtroppo non basta essere vegetariani se si beve il latte e si mangia il formaggio. I pastori sono individui insensibili perché in un agnello e poi in una pecora non vedono un animale dotato di sensibilità e capace di sofferenza. Anche se la gente smettesse di mangiare carne ovina o bovina ma continuasse a bere latte e a mangiare formaggio i maschi verrebbero comunque uccisi perché improduttivi. Purtroppo non vi è via di mezzo. La Cina è un maledetto Stato in cui nulla hanno fatto il taoismo, il buddismo per porre fine alla crudeltà anche nei confronti di animali che in Occidente vengono considerati animali di affezione. E sono certo che il maledetto Covid è scappato da qualche orribile mercato dove vengono macellati i poveri animali senza nemmeno le regole che dovrebbero essere rispettate nei mattatoi. La Cina dovrebbe essere isolata dal resto del mondo. Ma purtroppo prevalgono gli interessi commerciali. Maledetto danaro. L'umanità si merita il Covid per non avere mai rispettato la distanza dagli animali che vivono liberi ed avere promosso gli allevamenti (di morte) intensivi che sono una delle cause maggiori del degrado ambientale e di molte malattie. E poi ci fanno di mezzo gli innocenti. Quando mi monta ancor più la rabbia penso alle leggi a protezione degli animali e dell'ambiente promulgate per volere di Hitler. Queste leggi furono l'argomento della tesi di laurea di una mia studentessa, a cui fu rifiutata la lode per opposizione di un membro della Commissione.

Elisabetta ha detto...

Gent.mo prof. Melis, condivido pienamente le osservazioni di Benedetto XVI da lei riportate. La croce di Cristo rende inutile qualsiasi altro tipo di sacrificio. Purtroppo, non tutti sperimentano, e nemmeno comprendono interamente, l'affinità e l'amicizia con il mondo animale; evidentemente, essa è connessa ad una particolare sensibilità e all'empatia con gli animali stessi, che porta quindi a comprendere il dolore che viene loro inflitto. Per quanto riguarda il rapporto di Gesù stesso con il mondo animale, mi permetto di segnalarle un'intervista su Youtube al prof. Valentino Bellucci (purtroppo scomparso di recente), in cui l'argomento viene presentato in una prospettiva inusuale e, a mio giudizio, interessante: "Cristo era vegetariano? Intervista al dott. Bellucci - Video di Giorgio Immesi", link https://www.youtube.com/watch?v=z02uR1oY7sw
Con cordiali saluti. (Elisabetta Simoni)

Pietro Melis ha detto...

Cara Elisabetta
Benedetto XVI nel suo libro "Gesù di Nazareth" ho affacciato la tesi che Gesù fosse vegetariano perché proveniente dalla setta degli Esseni. Ma non vi sono testimonianze in proposito. Un Gesù vegetariano nella parabola del figliol prodigo non avrebbe detto che il padre per il ritorno del figlio avrebbe fatto festa uccidendo il vitello più grasso. Non vi è in tutti i Vangeli una sola parola a favore degli animali. Tenga presente che Gesù continuò a considerare il tempio di Gerusalemme (in realtà un grande mattatoio)come casa del Signore. I primi apologeti sembra fossero vegetariani. Per esempio i 3 padri della Capadoccia e San Girolamo.