Il Grigio ha citato le famose parole che Dante (Inferno, XXVI, 112-120) mette in bocca ad Ulisse: "Considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti ma seguir virtute e cAnoscenza", non conoscenza, come hanno scritto molti giornalisti ignoranti, nonostante il Grigio abbia detto (mi pare) cAnoscenza ( e non conoscenza). Il colmo dell'ignoranza del Grigio si è rivelato laddove ha creduto che Dante avesse fatto l'elogio di Ulisse nonostante Dante avesse posto Ulisse nell'Inferno solo perché sarebbe stato un individuo che peccò di malvagia astuzia e per questo posto nella bolgia dei fraudolenti. FALSO. Per Dante Ulisse non è emblema del desiderio di conoscenza, come ha creduto il Grigio da ignorante, ma, al contrario, emblema dell'arroganza umana che vuole superare i limiti della conoscenza peccando di quella che i greci chiamavano IBRIS (arroganza), che può portare alla rovina. Dante lo comprese perché aveva cervello, al contrario di Mattarella. Come avrebbe potuto Dante fare l'elogio di Ulisse se si trattava di un individuo che preferì sacrificare, in modo spregiudicato, da folle, la vita di tutti quelli che con 11 navi l'avevano seguito dopo la distruzione di Troia, da cui si salvò Enea come profugo insieme con pochi per approdare nel Lazio dando origine, secondo la versione dell'Eneide di Virgilio (guida di Dante) alla futura Roma? Saltando tutte le precedenti tragiche avventure, veniamo al racconto che vede tutte le altre navi distrutte dai giganti essendosi salvata (come da prevedere) solo la nave dove si trovava Ulisse. Ma questa nave, navigando tra Scilla e Cariddi, rimase vittima di una tempesta in cui perirono tutti tranne, come da prevedere, Ulisse, che riuscì con la stessa nave a giungere nell'isola di Ogigia (forse l'arcipelago di Malta, se non l'isola di Pantelleria), dove se la godette per sette anni con la ninfa Calipso, da cui, stancatosi, fuggì dopo essersi costruito una zattera, che lo portò nell'isola dei Feaci (forse l'isola di Corfù), dove ottenne tramite Nausica, figlia del re Alcinoo, una nave per fare finalmente ritorno ad Itaca, dove fece subito strage di tutti i Proci. Ma non bastava a Ulisse avere sacrificato la vita di tutti quelli che l'avevano seguito nelle sue folli e tragiche avventure. Tornato ad Itaca, secondo quanto racconta Omero, Ulisse riprese a viaggiare spingendosi a ovest nel Mediterraneo e poi tornò a Itaca dove morì di vecchiaia. Ma Dante riprende una diversa tradizione secondo cui Ulisse si spinse con una sola nave verso Gibilterra superandone lo stretto, dopo avere convinto i compagni di avventura a fare il "folle volo" (verso 125) oltre lo stretto di Gibilterra, identificato con le famose colonne d'Ercole. Li convinse con le parole sopra riportate (fatti non foste a viver come bruti...). Ma la sua folle avventura fu punita (giustamente secondo Dante) perché la nave naufragò "infin che ’l mar fu sovra noi richiuso". Come poteva Dante fare di Ulisse un eroe? Impossibile. Ma l'ignorante Grigio Mattarella non poteva capirlo. Con il supporto degli ignoranti giornalisti che nulla hanno avuto da obiettare contro questa falsa attribuzione di meriti a Ulisse da parte del Grigio. E gli ignoranti pronti ad applaudire le sue scemenze e le sue banalità, compreso il noto filosofo Remo Bodei, che intervenne sul tema riguardante l'esigenza di distinguere tra il vero e il falso, aggiungendo altre banalità. Chi infatti accetterebbe il falso una volta provata scientificamente la verità?
Mattarella: ''Sbaglia chi diffida della scienza''. E cita l'Ulisse di Dante - Il ...
https://tv.iltempo.it/.../mattarella-sbaglia-ci-diffida-della-scienza-e-cita...
1 giorno fa
(Agenzia Vista) Ariano Irpino, 05 settembre 2018 Mattarella sbaglia ci diffida della scienza E cita l
1 commento:
In effetti vi sono anche insegnanti che, quando spiegano la Divina Commedia di Dante, affermano che Dante ammiri Ulisse, ma io mi sono sempre chiesto come si possa ammirare una persona e poi immaginare che venga condannata al rogo per l'eternità. Dante non poteva apprezzare Ulisse anche perché la cultura medievale si basa sull'idea che il desiderio di conoscenza debba avere un'infinità di limiti, limiti dati dalla fede religiosa innazitutto, dall'autorità della Chiesa e dei sovrani. Ulisse, con la sua presunzione di conoscenza oltre ogni autorità, rappresenta l'antitesi del mondo medievale in cui Dante è cresciuto, ha pensato ed operato.
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