martedì 9 luglio 2019

LA VITA MALATTIA MORTALE AL 100%. SI NASCE TUTTI MALATI

Così mi ha detto l'altro giorno un neurochirurgo. Gli risposi aggiungendo ciò che avevo pensato dopo aver letto come giovane docente La malattia mortale di Kierkegaard, andando ben oltre Kierkegaard, per cui la malattia mortale è la disperazione, che per Kierkegaard si può superare solo con la fede in Dio. 
Nel mondo della non esistenza di incontrano due non enti, e il primo domanda al secondo: hai saputo? E' stata scoperta una terribile malattia. Davvero? E come si chiama? domanda il secondo non ente. Risponde il primo non ente: VITA. E dicono che sia mortale.
Aggiungo ora.
Solo non nascendo ci si può sottrarre alla terribile malattia che non lascia scampo ad alcuno. Siamo tutti in lista di attesa.
Si nasce per sbaglio (non voluti) o per egoismo di due individui che credono di donare la vita non sapendo che stanno donando la morte. Solo per gli animali non umani la vita ha un senso perché non possono porsi la domanda "che senso ha la vita?". Coloro che vogliono figli si pongono sotto il livello dell'animalità. Perché, mentre gli animali sono scusabili obbedendo all'istinto della riproduzione, gli uomini non sono scusabili perché non sanno fare uso della ragione.  Hanno l'illusione di sopravvivere nei figli oppure ritengono di dover avere eredi a cui lasciare la loro proprietà, se l'hanno. Inoltre penso che vi sia un altro motivo, che è quello inconscio di sottrarsi al non senso della vita per crearsi delle responsabilità nei confronti dei figli. E così continua la stafetta della morte in cui ogni ognuno lascia al figlio il testimone della morte. Io mi sono voluto sottrarre a questa staffetta. La cosa più giusta che abbia fatto nella mia vita. Avrei preferito che mia madre mi avesse abortito. E che cosa dire ai credenti? Nella Evangelium vitae Giovanni Paolo II, rivolgendosi alle donne che avevano abortito, scrisse che i loro mancati figli erano stati accolti "nella gloria di Dio". Ma allora è meglio essere abortiti per avere assicurato subito il paradiso. Ma a questo punto riporto il pensiero del filosofo positivista Edmund Burke (Forza e materia): "E' più spaventoso il pensiero che dopo la morte vi è il nulla o non è più spaventoso il pensiero che dopo la morte (sottinteso: diventando eterni) non possiamo più morire?". Alcuni filosofi, come Pitagora e Platone (influenzato da Pitagora), hanno cercato di ovviare, come pure il buddismo, al pensiero sia di una vita eterna sia di un nulla dopo la morte introducendo la dottrina della reincarnazione. Anche per superare la difficoltà di una vita decisa dai genitori. Ogni anima è eterna e  i genitori sono soltanto il mezzo con cui l'anima si deve reincarnare. Ma chi decide dove reincarnarsi? Meglio il nulla che dovermi reincarnare dove mai vorrei reincarnarmi. Pura fantasia quella della reincarnazione.       
E in effetti mi spaventa una eternità anche se fosse di eterna beatitudine. Non riesco a immaginarmi una vita di eterna noia in cui nulla più vi è da progettare. 
Preferisco immaginare un paradiso come quello immaginato nella follia del Corano, dove le anime beate sono accolte da bellissime vergini dal seno ricolmo e con occhi belli come rubini, che, due per volta, affiancheranno con i loro letti il letto dell'anima beata, tra fiumi di vino purissimo e dolcissimo miele. Insomma: un paradiso dove si mangia, si beve e si chiava. E le donne beate sono accolte da uomini? No. Non lo si dice. Ma quante vergini dovrebbero arrivare in paradiso? Mi ricordo una vignetta di Charlie Hebdo, dove ad un'anima beata maschile che arriva in paradiso vien detto: No, basta. Non vi sono più vergini. Le abbiamo terminate. 

Dopo questo intervallo scherzoso sulle stronzate del Corano bisogna seriamente riflettere scientificamente sulla casualità determinante che ha dato origine all'universo visibile nato casualmente dal Big Bang (oltre il quale vi è il pluriverso). La casualità demolisce ogni disegno intelligente dell'universo. E' casuale che la Terra si sia trovata ad una certa distanza dal sole che ha permesso una temperatura che non fosse troppo calda come quella dei pianeti più vicini al sole o troppo fredda come quella dei pianeti più distanti dal sole, a incominciare da Marte, che comunque, avendo una massa, e perciò una gravità, assai inferiore a quella della Terra, non poteva trattenere attorno a sé un'atmosfera. E' infatti casuale che la Terra abbia una massa a cui corrisponde una forza di gravità che ha permesso che l'atmosfera non venisse dissipata nello spazio. Senza queste condizioni casuali non sarebbe mai sorta la vita sulla Terra. E poiché è unica l'origine di tutte le forme di vita a cominciare dalla formazione dell'RNA (con una sola elica) che ha dato origine al DNA (con doppia elica) vi è da domandarsi: perché solo l'uomo dovrebbe avere un'anima immortale e non anche un insetto? E in quale fase dell'evoluzione dall'australopithecus all'homo abilis, all'homo erectus e all'homo sapiens sarebbe sorta l'anima immortale? Infine: nonostante molte malattie dipendano da stili di vita errati, soprattutto in considerazione di certe pessime tradizioni alimentari e dei cibi oggi prodotti industrialmente con sostanze nocive, tuttavia vi sono più malattie che hanno un'origine genetica che dipende da errori inseriti nella catena del DNA a causa di errori di duplicazione delle coppie delle sue basi azotate (adenina-timina e citosina-guanina) e a errori di trascrizione del DNA nell'mRNA che codifica i vari tRNA (transfert) che hanno  il compito di inserire un preciso amminoacido (uno dei 20 amminoacidi) nella catena polipeptidica degli amminoacidi costituita da un filamento di mRNA, che chiudendosi dà origine a una proteina. Un'amminoacido che si posizioni in modo errato nella catena polipeptidica (RNA ribosomiale) è la conseguenza di errori di duplicazione del DNA e di trascrizione del DNA nell'mRNA e nel tRNA e può essere causa di malattie nella formazione di una moleca errata. E ciò dimostra ulteriormente la causalità della formazione del DNA, che, formatosi imperfettamente a causa della sua casualità, è per ognuno una sorta di orologio biologico in cui sta scritta la durata della vita. Di fronte a queste osservazioni cadono tutte le religioni in quanto fanno appello ad un disegno intelligente e finalistico della natura.      

La malattia mortale di Kirkegaard - I parte - NihilScio

La malattia mortale - Filosofico.net

1 commento:

stefano stefanelli ha detto...

scrisse Mark Twain: "non chiedo mai di che razza e' un uomo, basta che sia un essere umano, nessuno puo' essere qualcosa di peggio