mercoledì 22 aprile 2020

DIO E' MORTO, MARX E' MORTO E ANCH'IO MI SENTO POCO BENE

La frase è attribuita a Woody Allen mentre in realtà è stata ripresa dal Eugene Ionesco.  Ricevo dal mio corrispondente dalla Svizzera Sergio Pastore. 

Caro prof. Melis,

cosa ne pensa di questi pensieri di Marcello Veneziani? (vedi in basso). Potrebbero offrirLe lo spunto per una replica nel suo blog.

A me Veneziani è abbastanza simpatico e leggo con piacere i suoi articoli. Lo trovo però a volte ambiguo e non mi piace troppo la sua nostalgia di Dio, dell’eterno, del sacro, delle tradizioni. Diciamo Dio, ma in fondo la domanda è il Senso. Che senso ha questa nostra vita e questo pazzesco universo? Lei non vede alcun senso, ripete spesso. Eppure un senso c’è, ed è anche la ragione per cui resistiamo nonostante tutto. Il senso è la gioia, il piacere. Quando non proviamo più piacere e gioia o soffriamo ci poniamo la domanda del senso. Ma la gioia rende superflua la domanda di senso (nessun innamorato si pone la domanda del senso di quanto prova).

Ci sono poi le piccole gioie (per me anche un’etimologia) e poi le grandi gioie, la bellezza della natura, i sentimenti per uomini e animali. 


È vero che il tramonto del cristianesimo è cominciato parecchio tempo fa, non con Bergoglio. Bergoglio però sta esagerando, sta praticamente azzerando due millenni di riflessione filosofico-teologica.

Ci ha fatto sapere, perbacco, che l’inferno non esiste. Attendiamo anche la cancellazione della Trinità e dei dogmi mariani.

A questo punto però si tolga l’abito bianco e faccia apertamente politica, fondi un suo partito, il partito dei porti aperti e dell’accoglienza. Vediamo quanti voti prende.


Saluti cordiali

Sergio Pastore


MIA RISPOSTA
Tutto ciò che ha scritto sta dentro la vita. Ma la vita che senso ha? Come scrisse Wittgenstein (Tractatus logico-philosophicus)  "Come pure alla morte, il mondo non si altera ma termina"(6.43). E allora, per contrasto, la necessità di un ineffabile che non annullasse il mondo per chi muore, annullando così anche la morte. Aggiunge Wittgenstein: "Se un valore che ha valore v'è, deve essere fuori d'ogni avvenire ed essere-così. Infatti ogni avvenire ed essere-così è accidentale. Ciò che li rende non accidentali non può essere nel mondo , ché altrimenti sarebbe, a sua volta, accidentale. Deve stare fuori dal mondo".

Come si vede per Wittgenstein ciò che ha valore (come la vita) deve stare fuori del mondo. Da qui la necessità di trovare un valore fuori della vita. Ma contraddittoriamente egli scrisse dopo:"L'immortalità temporale dell'anima dell'uomo anche dopo la morte non solo non è per nulla garantita, ma, a supporla, non si consegue affatto ciò che, supponendola, si è sempre perseguito. Forse è sciolto un enigma perché io sopravviva in eterno? Non è forse questa vita eterna così enigmatica come la presente? La risoluzione dell'enigma della vita nello spazio e tempo è fuori del tempo"(6.44). E tuttavia Wittgenstein non poteva rinunciare al suo misticismo di fronte al mondo: "Non come il mondo è, è il mistico, ma che esso è"(6.44). "intuire il mondo sub specie aeterni è intuirlo quale limitato.Sentire il mondo quale tutto limitato è il misticismo"(6.45). "Vi è l'ineffabile. Esso mostra sé. E' il mistico (6.522). Ineffabile per Wittgenstein è anche il fatto che il mondo esistesse invece che il nulla. Evidentemente non conosceva Parmenide o non ne aveva appreso la lezione: l'essere è e il non essere non è perché il nulla non può essere nemmeno pensato. Il pensiero è pensiero dell'essere. Ma Wittgenstein, in contraddizione con il suo pensiero logico, quale condizione delle proposizioni dotate di senso, aveva bisogno del non senso di Dio per dare un senso al mondo, e dunque anche all'esistenza umana. E di fronte alla morte evitava di dire la banalità che sempre si sente dire, che la morte fa parte della vita. Egli scrisse che "la morte non è evento della vita. La morte non si vive" (6.43).

Ho riportato alcune frasi del mio libro Addio a Dio. Dialogo con Dio chiedente perdono. Sottotitolo: Beati coloro che non credono in Dio se...Essi saranno i primi del regno dei cieli. 
Così credo di avere risposto a quanto ha scritto Marcello Veneziani.


Pietro Melis Già professore di storia della filosofia nella Facoltà di Scienze della formazione dell'Università di Cagliari, inizialmente ha indirizzato i suoi studi ...
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