La frase è attribuita a Woody Allen mentre in realtà è stata ripresa dal Eugene Ionesco. Ricevo dal mio corrispondente dalla Svizzera Sergio Pastore.
Caro prof. Melis,
MIA RISPOSTA
Caro prof. Melis,
cosa ne pensa di questi pensieri di Marcello
Veneziani? (vedi in basso). Potrebbero offrirLe lo spunto per una replica nel suo blog.
A
me Veneziani è abbastanza simpatico e leggo con
piacere i suoi articoli. Lo trovo però a volte ambiguo e non
mi piace troppo la sua nostalgia di Dio, dell’eterno, del sacro, delle
tradizioni. Diciamo Dio, ma in fondo la domanda è il Senso. Che senso ha
questa nostra vita e questo pazzesco universo? Lei non vede alcun
senso, ripete spesso. Eppure un senso c’è, ed è anche la ragione per cui
resistiamo nonostante
tutto. Il senso è la gioia, il piacere. Quando non
proviamo più piacere e gioia o soffriamo ci poniamo la domanda
del senso. Ma la gioia rende superflua la domanda di senso (nessun
innamorato si pone la domanda del senso di quanto prova).
Ci sono poi le piccole gioie (per me anche
un’etimologia) e poi le grandi gioie, la bellezza della natura, i sentimenti per uomini e animali.
È
vero che il tramonto del cristianesimo è
cominciato parecchio tempo fa, non con Bergoglio. Bergoglio
però sta esagerando, sta praticamente azzerando due millenni di
riflessione filosofico-teologica.
Ci ha fatto sapere, perbacco, che l’inferno non esiste. Attendiamo anche la cancellazione della Trinità e dei dogmi mariani.
A questo punto però si tolga l’abito bianco e faccia apertamente politica, fondi un suo
partito, il partito dei porti aperti e dell’accoglienza. Vediamo quanti voti prende.
Saluti cordiali
Sergio Pastore
MIA RISPOSTA
Tutto ciò che ha scritto sta
dentro la vita. Ma la vita che senso ha? Come scrisse
Wittgenstein (Tractatus logico-philosophicus) "Come
pure alla morte, il mondo non si altera ma termina"(6.43). E
allora, per contrasto, la necessità di un ineffabile che non
annullasse il mondo per chi muore, annullando così anche la
morte. Aggiunge Wittgenstein: "Se un valore che ha valore v'è,
deve essere fuori d'ogni avvenire ed essere-così. Infatti ogni
avvenire ed essere-così è accidentale. Ciò che li rende non
accidentali non può essere nel mondo , ché altrimenti
sarebbe, a sua volta, accidentale. Deve stare fuori dal
mondo".
Come si vede per Wittgenstein
ciò che ha valore (come la vita) deve stare fuori del mondo.
Da qui la necessità di trovare un valore fuori della vita. Ma
contraddittoriamente egli scrisse dopo:"L'immortalità
temporale dell'anima dell'uomo anche dopo la morte non solo
non è per nulla garantita, ma, a supporla, non si consegue
affatto ciò che, supponendola, si è sempre perseguito. Forse è
sciolto un enigma perché io sopravviva in eterno? Non è forse
questa vita eterna così enigmatica come la presente? La
risoluzione dell'enigma della vita nello spazio e tempo è
fuori del tempo"(6.44). E tuttavia Wittgenstein non poteva
rinunciare al suo misticismo di fronte al mondo: "Non come il
mondo è, è il mistico, ma che esso è"(6.44). "intuire il mondo
sub specie aeterni è intuirlo quale limitato.Sentire il
mondo quale tutto limitato è il misticismo"(6.45). "Vi è
l'ineffabile. Esso mostra sé. E' il mistico (6.522).
Ineffabile per Wittgenstein è anche il fatto che il mondo
esistesse invece che il nulla. Evidentemente non conosceva
Parmenide o non ne aveva appreso la lezione: l'essere è e il
non essere non è perché il nulla non può essere nemmeno
pensato. Il pensiero è pensiero dell'essere. Ma Wittgenstein,
in contraddizione con il suo pensiero logico, quale condizione
delle proposizioni dotate di senso, aveva bisogno del non
senso di Dio per dare un senso al mondo, e dunque anche
all'esistenza umana. E di fronte alla morte evitava di dire la
banalità che sempre si sente dire, che la morte fa parte della
vita. Egli scrisse che "la morte non è evento della vita. La
morte non si vive" (6.43).
Ho riportato alcune frasi del
mio libro Addio a Dio. Dialogo con Dio chiedente
perdono. Sottotitolo: Beati coloro
che non credono in Dio se...Essi saranno i primi del regno
dei cieli.
Così credo di avere risposto a quanto ha scritto Marcello Veneziani.
Così credo di avere risposto a quanto ha scritto Marcello Veneziani.
Pietro Melis Già professore
di storia della filosofia nella Facoltà di Scienze della
formazione dell'Università di Cagliari, inizialmente ha
indirizzato i suoi studi ...
6 mar 2012 - ADDIO
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cosa stai aspettando?
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