mercoledì 29 aprile 2020

LA TUA LIBERTA' FINISCE DOVE INIZIA LA MIA




Questa frase attribuita a Martin Luther King, in realtà si trova, se pur modificata, in Kant (Che cos'è l'illuminismo).
Molti sono in attesa che vengano tolte le restrizioni di movimento. Costoro sono dei folli che vogliono trasformarsi in untori. Odio i ristoranti (che sono nemici della salute), i bar, gli stabilimenti balneari, non trovo più necessario andare a teatro (trovando più comodo sentire a casa i concerti su youtube), i turisti etc. Subito l'obiezione: ma così si lascia senza lavoro tanta gente. E chi se ne frega! Si tratta di lavori non necessari. Perché necessari sono i lavori produttivi. Io ho il diritto di uscire, ma questo mio diritto alla libertà implica anche il diritto alla salute, che può essere garantita solo con la certezza di non essere contagiato da altri. e questa certezza non esiste. E allora? Questo governo non dovrebbe limitarsi a chiedere una responsabilità personale. E' la legge che deve garantirmi la salute limitando la libertà di tutti perché sia salva anche la mia libertà. Altro che fase2. Che potrebbe essere l'inizio di nuovi focolai. Vogliono la libertà? Che questa libertà sia allora limitata per legge e non per raccomandazione. Nessuno più esca senza mascherina e senza rispettare le dovute distanze. Non basta che uno esca con la mascherina (come quella chirurgica), se serve solo a non contagiare gli altri. Occorrono mascherine come le ffp2 e ffp3, che servono a non essere contagiati dagli altri. Ma poiché questo governaccio non ha provveduto a fornire questi tipi di mascherine (e soltanto oggi ho trovato le ffp2, mentre le ffp3 sono introvabili) basterebbe che TUTTI usassero anche soltanto le mascherine chirurgiche. E sanzionare gravemente coloro che non le usano anche in spazi aperti ma non isolati. Perché pare che il virus sia veicolato anche nell'aria tramite il particolato.    
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Democrazia Consapevole
"La tua libertà finisce dove comincia quella degli altri"
Sarebbe stato meraviglioso se questa massima, che da Kant a Stuart Mill fa parte da sempre dell'essenza del liberalismo (assolutamente da non confondere col liberismo, che è un'altra cosa), fosse stata sin dall'inizio dell'emergenza COVID il solo slogan del governo e dei media in Italia, invece del paternalistico e patriarcale #restateacasa.
Sono settimane che dico che a un popolo civile, responsabile, razionale, capace di agire consapevolmente in democrazia, bastava dire "state a distanza", o "non assembratevi".
Nelle parole di Conte del discorso di domenica, e in alcuni messaggi affidati ai siti governativi o alle agenzie di stampa, ho finalmente visto comparire almeno il concetto espresso dalla massima, se non proprio le singole parole. In qualche modo il governo ci ha detto: se andate in giro attenti alle misure di distanza e protezione, se tutelate gli altri mentre vi spostate, potremo allentare ulteriormente le misure.
Eppure, dopo il discorso di Conte, e dopo il DPCM 26 aprile che disciplina le norme di emergenza fino al 18 maggio, ho visto reazioni di rabbia, protesta, sospetti di complotto, isterismi che denunciano dittatura. Che non avevo visto fino a qui, nonostante alcune misure siano state allentate.
Non riesco davvero a capire. Dal 9 marzo siamo bloccati in casa o quasi, e tutti sospiravano "quando ci faranno uscire?", e quando finalmente il governo decide che è il caso di fare timide prove per vedere se gli italiani sanno esercitare la loro libertà in maniera responsabile, esattamente come prescrive la regola d'oro del liberalismo, e in pratica ci dice: "proviamo a vedere se sapete stare a distanza, se sapete agire in maniera responsabile verso gli altri", tutti protestano.
Lasciateci liberi come in Germania o Svezia, si dice nei social. Questa è una dittatura, una limitazione alla libertà di movimento garantita dalla Costituzione, si sente dire.
Ebbene, premesso che i diritti sono sfere concentriche, e al centro di tutti i diritti c'è il diritto alla vita, poi quello alla salute, e che la libertà è un diritto assoluto solo in quanto libertà di opinione non offensiva (sennò la polizia non avrebbe diritto a fare posti di blocco per catturare criminali, se la libertà di movimento fosse un diritto assoluto), la libertà, anche di movimento, finisce dove comincia la libertà degli altri di non volersi ammalare.
Questo significa essere responsabili verso gli altri, e non possiamo ORA lamentarci se il governo non si fida di noi e ci fa fare timide e ristrette prove. Perché per tutto febbraio, e persino tra il 25 febbraio e il 9 marzo, ovvero quando scattarono le prime misure ma non ancora il lockdown esteso a tutta Italia, il nostro popolo italiano non ha dato prova di responsabilità. Non c'è stata solo milanononsiferma, perché anche nella città in cui vivo il 6 marzo i locali erano zeppi e sui social circolavano interviste di gente in giro ovunque che intervistata dichiarava semplicemente "io sto bene perché non devo uscire?".

Non dico che la libertà va guadagnata, perché non è vero: è un diritto assoluto, naturale, come dice la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ma va esercitata in maniera responsabile, altrimenti può essere tolta, come succede a chi ruba o uccide.
Perciò mi chiedo: abbiamo noi italiani dimostrato sin qui di averla esercitata in maniera responsabile, la nostra sacrosanta libertà di movimento, di fronte al comparire dell'emergenza, per essere qui oggi a protestate che il governo non ci restituisce la nostra libertà, tutta e subito?
Abbiamo una chance adesso, di dimostrare che se non lo eravamo prima, ora abbiamo capito e siamo diventati responsabili. Comportiamoci come gli svedesi, e poi potremo pretendere legittimamente che il nostro governo (che, beninteso, non è esente da errori nel DPCM 26/4, come quello di stabilire per decreto che i parenti sono più importanti degli amici, contro tutte le evidenze del buon senso e della letteratura, da Aristotele in poi) si comporti come quello svedese o tedesco.

6 commenti:

marcorighi1979@gmail.com ha detto...

Egregio professore, pare anche che il virus sia stato creato in laboratorio. Un esperimento sociale. Vedere fino a che punto si possono restringere le libertà. Che è poi il vero obiettivo. Catapultarci in uno stato orwelliano se l'esperimento riesce. Quindi ben vengano i bar, i ristoranti e tutto ciò che è espressione di libertà. Non sono per il consumismo senza senso, non mi fraintenda, però non si può limitare tutto allo stretto necessario. Altrimenti ristoratori, baristi e tante altre categorie potrebbero spararsi tranquillamente in bocca. Invece anche loro creano lavoro e ricchezza. Certo, andrebbe rivisto il nostro modello economico nel suo insieme, ma senza fare il gioco di chi ci vorrebbe sudditi senza diritti.

Pietro Melis ha detto...

Lei si fa viva dopo molto tempo solo per insultare (come capitò per il ponte di Genova). Io non posso rimanere chiuso sempre in casa perché esco solo per necessità primarie (uffici, banca, farmacia etc.). E quelle volte che esco ho il diritto di non essere contagiato da altri. Alla spesa non provvedo io. Chi esce solo per divertimento deve stare lontano dagli altri. Se lei non lo capisce peggio per lei. Significa che se ne frega degli altri. Faccia a meno di aggiungere altre stronzate.

Pietro Melis ha detto...

Ma chi se frega dei bar e dei ristoranti! Non sono attività primarie. Che il virus sia stato prodotto in laboratorio è una tesi fatta propria dai soliti complottisti. La salute pubblica viene prima. Buttare soldi nei ristoranti e nei bar è da imbecilli. I ristoranti rovinano la salute. Ho abolito il sale da decenni e nei ristoranti si bada solo al palato. I bar non servono. Servono come luoghi di aggregazione per gli imbecilli.

Unknown ha detto...

Buon Giorno Professore. Sono Gian Franco Taris. Ci siamo contattati per telefono. Ho letto i suoi post e li ho trovati validi. Credo che comunque tutte le informazioni che abbiamo siano parziali. E bisogna tener conto che è una situazione nuova. Io personalmente le rubo una qualità: il desiderio di avere il giusto punto di vista.
Perciò conoscere i vari punti di vista, anche quelli contrari alle nostre opinioni, ci aiuta ad avere una conoscenza migliore. Anche perché secondo opinione di molti, siamo solo all'inizio di questo problema. Aspettare per credere di avere la corretta interpretazione dei fatti credo sia più corretto.
Da parte mia cerco di impegnarmi ad avere una visione ottimistica del futuro e di condividerla.
Continuerò a leggere i suoi post con piacere.

GUNGA DIN ha detto...

Buona sera, Professore.
È la prima volta che leggo i Suoi commenti.
Non so dare pareri su altre Sue posizioni ma mi creda su quelle espresse sul prioritario Diritto individuale (e collettivo!) alla Salute sono più che allineato.
A tutto ciò si aggiungono i Pensieri non secondari di Kant, Mills e da ultimo M. L. King, vittima di quell'atroce, criminale, violenta ignoranza che viene denominata "razzismo" (insieme a troppi altri e a 6 milioni di Ebrei).
I commenti critici alle Sue considerazioni, ancorché offensivi, sono anch'essi frutto dell'ignoranza di taluni che poco studiano, poco leggono e poco imparano dalla Storia.
Quella di cui parlano non è Libertà, forse è libertarieta' mutuata in malo modo dall'insegnamento di cattivi maestri,raramente in buona fede.
Parlano anche, i suoi commentatori,di "dittatura" : la citano a riprovevole sproposito e, per capire, dovrebbero passare lunghi soggiorni in North Korea, in RPC, in Russia oppure, a ritroso nel tempo, nel III Reich, in URSS (e purtroppo in Italia nel famigerato ventennio fascista).
Ma tant'è : la memoria e la cultura di troppi nostri connazionali sono miseramente corte!
Da ultimo, Johnson, Trump e gli Svedesi hanno usato altre strategie (i primi si sono tardivamente ricreduti;gli altri no, ma la loro propensione al suicidio è notevole...):i risultati letali sono ora all'occhio di tutti.
Auspico, ovviamente, che gli esiti di questa Fase 2 italiana siano i più favorevoli, anche per i suoi commentatori. Se così non sarà "chi è causa del suo mal pianga sé stesso".

Pietro Melis ha detto...

Il 30 aprile mi riferivo a gattadanzante