martedì 3 agosto 2021

NON PUO' ESISTERE PER LEGGE UNA INDIPENDENZA DELLA MAGISTRATURA

Si dice che i poteri, secondo la tradizione che risale a Montesquieu, sono tre: il legislativo, l'esecutivo e il giudiziario. Ma in effetti il potere è unico: quello legislativo. Infatti l'esecutivo può essere sempre privato dei suoi poteri che dipendono dalla fiducia del parlamento. Quanto al potere giudiziario esso non ha alcun potere che possa essere indipendente da quello legislativo. Infatti i giudici hanno il compito di applicare la legge approvata dal parlamento. Purtroppo i giudici si arrogano un potere che non dovrebbero avere a causa delle leggi mal fatte che danno adito a delle interpretazioni che non dovrebbero esistere se le leggi fossero precise a tal punto da impedire le interpretazioni. I giudici dovrebbero applicare, e non interpretare, la legge. Se la interpretano vuol dire che la legge è carente nel suo contenuto. Capita così che i giudici diventino macchine sfornanti sentenze piene di riferimenti a sentenze della Cassazione per pararsi le spalle. Ma chi sono i giudici della Cassazione? Sono giudici che si assumono il compito di INTERPRETARE, non di applicare, la legge. E così capita che in una stessa Sezione della Cassazione vi siano sentenze contrastanti. A questo punto si richiede l'intervento della Cassazione a Sezioni Unite per dare una interpretazione UNIVOCA della legge che ponga rimedio al guazzabuglio di sentenze contrastanti all'interno della Cassazione. Ma in questo modo si rimane assurdamente all'interno dell'interpretazione della legge e non di una sua appplicazione. E non è detto che la sentenza della Cassazione a Sezioni Unite sia logicamente  quella migliore. Ecco da dove deriva  il falso potere della magistratura, che non esisterebbe se la legge fosse chiara nel suo contenuto. Tutta colpa dell'unico vero potere che è quello LEGISLATIVO, che abidica al suo potere approvando leggi mal fatte. La conseguenza assurda è che il potere giudiziario giunge ad avere un potere superiore a quello legislativo. Aveva ragione il filosofo Hobbes (De cive e Leviatano) nel ritenere che non vi fosse sostanzialmente alcuna differenza tra assolutismo monarchico e democrazia. Infatti anche in una democrazia il parlamento ha un potere assoluto su quello giudiziario. Si obietterà che il parlamento ha come limite la Costituzione. Obiezione del tutto infondata. Infatti il parlamento ha anche il potere di modificare la Costituzione. Dunque ha un potere assoluto. Sotto questo punto di vista il pensiero di Hobbes non può ritenersi diverso da quello espresso da Rousseau nel Contratto sociale. Infatti per Rousseau la volontà generale (che è quello della maggioranza del popolo in una democrazia DIRETTA e non rappresentativa) non può trovare alcun limite da parte di altro potere altrimenti il popolo verrebbe privato del suo potere assoluto. Per questo Rousseau escludeva che il potere del popolo potesse trovare un limite in una Costituzione. E, a ben vedere, dal punto di vista logico, aveva ragione quando si consideri che anche una Costituzione non può non avere fondamento nella volontà popolare. Quando il potere giudiziario ha il sopravvento su quello legislativo quest'ultimo ha abdicato al suo potere. 

Pertanto è falso, perchè contraddoittorio, l'art. 104 della Costituzione che dice: "La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere". Non può essere la magistratura un organo indipendente perché essa deve limitarsi ad applicare le leggi. Pertanto dipende dal legislativo. Dove avevano la testa i costituenti quando scrissero questa stronzata? Altra contraddizione: L'art. 101 della Costituzione dice:"La giustizia è amministrata in nome del popolo". Ogni sentenza, sia penale che civile, viene emessa "in nome del popolo italiano". Come può la giustizia essere amministrata in nome del popolo come se questo fosse colpevole di tutto il guazzabuglio di sentenze emesse da giudici che interpretano la legge? Forse il popolo è colpevole anche di sentenze che mandano in galera un innocente? Si abolisca l'ignominiosa frase "in nome del popolo" perché sul popolo non ricadano le colpe dei giudici, che dovrebbero pagare di persona quando facciano sentenze dettate "da ignoranza o vizi logici inescusabili", come previsto da una legge mai applicata nei confronti di questa casta di individui che si è sempre sottratta ad ogni respondabilità personale. Ma sempre per colpa del legislativo. Si dica semplicemntente: in nome di questo tribunale o in nome di questa Corte, d'Appello o di Cassazione.   

La Costituzione è da riscrivere in molti articoli. Se il potere appartiene veramente al popolo (come detto nell'art. 1 della Costituzione) allora bisogna riscrivere l'art. 75 della Costituzione che non prevede una iniziativa di legge popolare per saltare le pastoie di una falsa democrazia quale è quella rappresentativa del parlamento.  L'art. 75 prevede solo l'abrogazione di una legge. Ma esclude l'abrogazione di leggi tributarie o che riguardino la ratifica un trattato internazionale. Così ci è stata imposta l'adesione all'Unione Europea e alla moneta europea senza avere prima consultato il popolo, privandolo della sua sovranità nazionale. Questa non è democrazia ma dittatura della falsa democrazia quale è quella prevista dalla Costituzione. Ciò perché l'art. 75 non prevede una legge fondata direttamente sulla volontà popolare (quella della maggioranza). Solo così si potrebbe contemperare la falsa democrazia rappresentativa con quella diretta secondo la concezione di Rousseau.                       
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