giovedì 26 agosto 2021

RESPONSABILITA' DEGLI USA IN AFGHANISTAN

Come vi era da aspettarsi il ritiro degli USA dall'Afghanistan ha causato il riaffiorare dell'ISIS con i loro atti terroristici, paradossalmente contro gli stessi talebani. Terrorismo ideologico dei talebani contro il terrorismo degli attentati dell'ISIS, che in questo modo vuole condizionare gli stessi talebani nel tentativo di promuovere un nuovo Stato islamico, dopo che esso fu sconfitto in Iraq e in Siria grazie all'intervento della Russia in Siria e degli sciiti iracheni in Iraq. Gli USA hanno profuso in Afghanistan 200 miliardi di dollari, ma per puntellare un governo inefficiente in Kabul trascurando di finanziare economicamente le popolazioni delle province in cui continuavano a prevalere i talebani con focolai dell'ISIS che, sconfitto in Siria e in Iraq, usavano come ultima loro base l'Afghanistan. Non si dica pertanto che gli Afghani sono stati tutti vittime dei talebani. Al contrario, essi sono stati quasi tutti conniventi con i talebani, i quali si sono sempre finanziati con la coltivazione dei papaveri e l'esportazione dell'oppio ricavato da essi, mentre i tagliagole del'ISIS- altro paradosso- si sono dichiarati contrari alla coltivazione dell'oppio.   

Quanto segue è tratto dal mio libro Roba da sardi. Ve la do io la Sardegna.

Gli Stati Uniti hanno avuto nel dopo guerra presidenti uno più deficiente dell’altro. Già da quando, andando a ritroso nel tempo, in Afghanistan armò i mujaheddin per combattere il laico governo comunista sostenuto dalla presenza sovietica, nonostante che tale governo avesse cercato di portare verso la modernità l’Afghanistan con riforme agrarie che assegnavano ai contadini le terre sottratte ai feudatari grandi proprietari terrieri, con l’estensione dell’istruzione e con la liberazione delle donne dalla schiavitù musulmana concedendo  ad esse parità di diritti anche con la concessione ad esse del voto. Gli Stati Uniti furono la causa della fine della politica riformatrice e modernizzatrice dei governi comunisti e della presa del potere da parte dei talebani. Né gli Stati Uniti, complici la Francia e l’Inghilterra, interessati solo al petrolio, si mossero per sostenere in Iran il governo dello Scià, che aveva dovuto introdurre un dispotismo, riconosciuto illuminato, nella sua volontà di laicizzare lo Stato e di modernizzarlo con la riforma agraria e industriale, la creazione di imprese con partecipazione agli utili degli operai, il suffragio femminile e il divorzio, l'incentivo all'alfabetizzazione e alla civilizzazione del Paese. Ma queste riforme, imposte con il dispotismo, sino all’esautorazione del parlamento, provocarono la  rivolta della borghesia e, soprattutto, del clero sciita, che veniva privato dei vecchi benefici ed espropriato di molti beni immobili che erano stati sempre esentati dalle tasse. Si reclamò la democrazia da parte dei giovani, che, provocando in tutto l’Iran delle rivolte, causarono il contrario della democrazia con la fuga dello Scià e il ritorno nel 1979 di Khomeyni, che, esiliato dallo Scià, introdusse la dittatura islamica. Oriana Fallaci il 26 settembre 1979 in una sua intervista a Khomeyni osservò: Anche l’aereo sul quale è tornato in patria è un prodotto dell’Occidente. Anche il telefono con cui comunica da Qom, anche la televisione con cui si rivolge al paese così spesso, anche questo condizionatore d’aria che le permette di starsene al fresco nella calura del deserto. Se siamo così corrotti e così corruttori, perché usa i nostri strumenti di male?    

Risposta: “Perché queste sono le cose buone dell’Occidente. E non ne abbiamo paura e le usiamo. Noi non temiamo la vostra scienza e la vostra tecnologia, temiamo le vostre idee e i vostri costumi. Il che significa che vi temiamo politicamente, socialmente”. In un mio saggio del 1979 avevo commentato questa insensata risposta così:“la scienza non può oggi da sola esportare soluzioni politiche e altre immagini del mondo se non si allea con la forza delle armi, anche contro il terrore imposto da una maggioranza che accetta i contenuti della scienza ma non il suo spirito di ricerca. Ma quando si alleasse per imporre una determinata immagine del mondo curerebbe un male con un altro male, fosse pure minore” (Al di là del vero e del falso. Saggio di teologia negativa. Da Husserl a Heidegger,  Università degli studi di Cagliari, Annali della Facoltà di Magistero, Anno 1978-79). Con ciò volevo già allora dire che l’Occidente non poteva pretendere di esportare la democrazia negli Stati islamici con le armi in uno scontro tra culture diverse quando la cultura islamica rifiuti di accettare dall’Occidente, non determinate visioni del mondo religiose o politiche, con i cosiddetti valori morali dell’Occidente, ma una visione del mondo che sia derivabile dai contenuti della conoscenza scientifica, che, essendo una metacultura, con lo spirito di libertà che essa comporta, sovrasta le diversità tra le culture ed implica nei suoi risultati la laicità dello Stato. Laicità che l’Europa si conquistò, insieme con la rivoluzione scientifica del ‘600, anche sulla base del diritto naturale. Nel 2006 (in Scontro tra culture e metacultura scientifica. L’Occidente e il diritto naturale. Nelle sue radici greco-romano-cristiane. Non giudaiche e antislamiche) ho espresso ampiamente tale tesi aggiungendo che è lo stesso Occidente che favorisce oggi il terrorismo islamico commerciando con gli Stati islamici, vendendo ad essi, in cambio del petrolio, i prodotti della scienza e della tecnologia occidentali, cioè aerei, navi, armi, auto, treni, macchine ospedaliere, farmaci, etc, senza i quali gli Stati islamici, che tutto importano non essendo capaci di una organizzazione scientifica e tecnologica, sarebbero condannati a rimanere isolati dal resto del mondo e ridotti all’impotenza dello stato di natura. Armi che l’Occidente si trova poi puntate contro se stesso. Aggiungasi la scellerata politica dell’accoglienza che ha reso l’Occidente ostaggio del terrorismo islamico a causa di una mal concepita democrazia, favorendo la quarta invasione islamica dell’Europa dopo quella araba e quella dei turchi selgiuchidi e ottomani.         

   

La fine dell’Unione Sovietica, iniziata disgraziatamente con Gorbaciov, ha liberato le forze del fanatismo islamico che prima rimaneva compresso e disarmato dal timore della sovrastante potenza sovietica, governante direttamente le repubbliche sovietiche con maggioranza musulmana e protettrice degli Stati islamici aventi governi militari laici. Durante la cosiddetta guerra fredda l’Europa ha goduto di decenni di pace, come mai prima era capitato. Scomparsa l’Unione Sovietica si ebbe subito dopo, quasi di riflesso, la guerra civile nella comunista Jugoslavia, con sua la divisione in vari Stati, tra cui la Bosnia avente una forte presenza musulmana che, retaggio della dominazione turca, avrebbe voluto instaurare un governo islamico.

L’intervento della Nato a favore dei musulmani provocò la reazione dei cristiani ortodossi serbi bosniaci, contro cui intervennero nel 1995 le truppe Nato, sotto la falsa copertura dei reparti ONU, che non aveva previsto un intervento che non fosse imparziale. I serbi riuscirono tuttavia ad evitare che la Bosnia diventasse uno Stato con governo islamico e costituirono la Repubblica Serba (da non confondere con la Repubblica di Serbia con capitale Belgrado), una delle due entità politico-amministrative  della Bosnia, essendo l’altra costituita dalla Federazione della Bosnia ed Erzegovina di croati e musulmani. Egualmente, ebbero libera uscita i musulmani dell’Albania, prima tenuti sotto il ferreo giogo del partito comunista ateo nella Costituzione. Ad aiutare ulteriormente i musulmani della ex Jugoslavia ci pensò lo scellerato intervento della Nato, pur contro veto della Russia e della Cina in sede di Consiglio di sicurezza dell’ONU. Infatti,  con la complicità dell’Italia del governo D’Alema che offrì alla Nato le basi militari americane in Italia, nel 1999 seguirono i bombardamenti su Belgrado perché il governo della Serbia difendeva i serbi cristiani del Kosovo che non volevano sottostare ad un governo islamico e difendeva il territorio del Kosovo, che, pur con maggioranza albanese musulmana, ma a causa dell’immigrazione degli albanesi nel Kosovo, era stato dal XIV secolo la culla storica del regno serbo. La conseguenza fu la nascita dello Stato del Kosovo albanese e musulmano mai riconosciuto dalla Serbia, pur con la concessione di una autonomia politico amministrativa concessa al nord cristiano serbo del Kosovo. E oggi il Kosovo si è scoperto essere covo europeo di propaganda terroristica.  

Paradossalmente, la fine della guerra fredda tra Occidente e Unione Sovietica, che garantiva la pace su fronti avversi, ha portato alla guerra calda tra Islam e Occidente, facendo uscire come topi dalle fogne i musulmani. Rimane in Europa la Russia come baluardo contro l’espansione dell’islamismo. E con essa l’Occidente dovrà allearsi se vuole salvarsi da un comune nemico che è l’islam.

 

1 commento:

RIC ha detto...

su questo tema credo che le considerazioni di Massimo Fini siano le piu' realistiche.

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/a-kabul-il-baco-era-l-occidente